lunedì 23 settembre 2013

OSTIA, POLITICHE SOCIALI: VIVA I ROM, ABBASSO L'IDROSCALO

I Rom, i Sinti e i Camminanti non ci sono mai stati all'Infernetto, ma ce li vogliono portare. Gli abitanti dell'Idroscalo sono sempre stati alla foce del Tevere, ma li vogliono portar via. Questa l'aberrante politica sociale che si evince dai fatti e dalle notizie diffuse dalla stampa dell'Assessore municipale, Emanuela Droghei, moglie del capogruppo comunale PD, Francesco D'Ausilio. Tutti sanno che Rom, Sinti e Camminanti hanno perso ormai la loro caratteristica nomade perché le loro attività tradizionali sono ormai in declino (pensiamo p.es. ai Sinti, popolo originario del Pakistan, a cui si fa risalire l'origine dei giostrai). Riteniamo corretta dunque la loro integrazione nel mondo del lavoro e la loro trasformazione verso un'attitudine stanziale, fatta di case, scuole e servizi. A patto però che la stessa forza di volontà da parte delle istituzioni sia rivolta anche verso i cittadini italiani, comunitari ed extra-comunitari più disagiati. Invece, nello specifico, nulla di tutto questo accade per l'Idroscalo, dove l'assessore Droghei non si è mai fatta vedere da quando, nel corso della direzione federale, svoltasi il 17 gennaio 2011, presso la sede nazionale del PD in via Sant’Andrea delle Fratte 16, la presidenza del partito le assegnò la delega per le politiche sociali a Roma, delega che ancora detiene. Eppure Emanuela Droghei è frutto politico dell'attuale X Municipio, figlia di Giuliano Droghei, qui da sempre residente, che al momento del parziale sgombero dell'Idroscalo avvenuto sotto Alemanno (23 febbraio 2010) non ebbe nulla da dire pur essendo coordinatore municipale del PD. In altre parole, passati inutilmente i primi 100 giorni della giunta ostiense, cosa ha fatto la signora Droghei per il problema sociale dell'Idroscalo? Nulla, reiterando il nulla degli ultimi 2 anni, chiara espressione politica che denunciamo fermamente. L'ironia della sorte è che proprio dentro l'abitato dell'Idroscalo esiste un forte problema sociale di integrazione tra i residenti (italiani) e i migranti ivi stanziatisi in modalità spontanea, fatto questo più volte denunciato dalla comunità locale. Ebbene, assistere al paradosso che gli ultimi arrivati all'Idroscalo abbiano una strada privilegiata rispetto alla riqualificazione che i residenti da un ventennio richiedono, non è accettabile. In fondo la comunità migrante ha in Roma, nell'Opera Nomadi, un proprio riferimento. Dov'è invece il riferimento della gente dell'Idroscalo se l'istituzione di maggiore prossimità, l'assessore municipale al welfare, cioè la Droghei, è da anni assente? Ricordiamo infine che nella capitale i rom/sinti sono oltre 15000. Di questi, "2500 circa sono rom, sinti e camminanti di vecchia o recente cittadinanza italiana e 4500 sono rom quasi tutti originari della ex Jugoslavia e della Federazione Jugoslava, mentre tutti gli altri sono giunti di recente dalla Romania". Domanda: vista la loro "ridottissima minoranza in una città come Roma che conta una popolazione reale di 3,5 milioni di abitanti", perchè è così difficile integrarli nel tessuto sociale? Forse la risposta è che la politica, facendo scelte sbagliate, finisce per alimentare una discriminante tra le fasce di popolazione disagiata, proprio come sta accadendo nel X Municipio. E' ora di dire basta.