Mentre nel XIII Municipio, non si controlla la qualità delle acque dei canali usate per scopi agricoli, canali dove l'ACEA è autorizzata a sversare liquami di fogna non depurati, sale a 11 il numero delle persone morte in Germania a causa del virus diffuso dal batterio contenuto nei cetrioli. Si tratta di un batterio, il ceppo Escherichia coli VTEC sierogruppo O-104, che provoca la cosiddetta sindrome emolitica uremica (Hus), una patologia che ha come primo sintomo la dissenteria emorragica. Senza fare alcun allarmismo, le contromisure sono semplici: consumare frutta e verdura solo dopo un accurato lavaggio e, laddove possibile, sbucciarle, evitando di tenerle a contatto con quelle non igienizzate. Allora perché a scopo precauzionale, lungo i canali del XIII Municipio non ci sono avvisi che l'acqua potrebbe non essere idonea per scopi agricoli? Nessun allarmismo, ma visto che ci finiscono dentro liquami di fogna un controllo costante e periodico sarebbe necessario. Ricordiamo che il Consorzio di Bonifica Tevere e Agro Romano, su concessione del Ministero e della Regione, ha realizzato impianti d'irrigazione collettiva per migliaia di ettari nel XIII Municipio. L'impianto preleva le acque dal Tevere e le immette nei canali Dragoncello e Lingua, da cui vengono attinte mediante opere di presa, affidando il trasporto dell'acqua o da canali aperti o da tubazioni, a partire dalle quali ha luogo la distribuzione vera e propria agli agricoltori. Tutto andrebbe bene se l'ACEA non avesse posizionato, lungo i canali, nei punti di sollevamento delle condotte fognarie, i famigerati 'sfioratoi', sistemi che automaticamente sversano liquami non depurati nei canali, in particolari situazioni e senza alcun preavviso. Questo accade nelle zone più basse del XIII Municipio, soprattutto nella depressione che una volta era lo stagno di Ostia (oggi ricoperto da quartieri come Stagni e Saline), poi prosciugato a partire dal 1884 grazie al reticolo dei canali oggi esistenti. Il problema è che nessuno controlla la qualità di queste acque che finiscono a mare senza depurazione e senza che ci sia un divieto di balneazione alla foce del Canale dei Pescatori che le raccoglie. Dovrebbe essere l'ARPA Lazio (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale del Lazio, operativa dall'aprile 2000) a svolgere il supporto tecnico agli enti locali per il controllo della qualità delle acque per uso agricolo. Ed è singolare che dal 1° luglio 2010 (con entrata in vigore del Decreto 30/03/2010 e del Dlgs N.116/08) proprio uno dei parametri rilevati dall'ARPA alla foce del Canale dei Pescatori sia stato quello dell'Escherichia Coli (in 2 controlli su 3). Questo succede a mare, dove sfocia il Canale dei Pescatori che raccoglie le acque dall'entroterra: perché l'ARPA non fa gli stessi controlli su tutto il reticolo delle opere di scolo? Di questo ed altro parleremo nell'incontro ad ingresso libero, sabato 4 giugno 2011, presso la biblioteca Elsa Morante ad Ostia.
(nella foto: uno dei tanti terreni ad uso agricolo a ridosso del Fosso di Dragoncello)
Nessun commento:
Posta un commento