mercoledì 31 dicembre 2014
OSTIA, UN 2014 ROVINATO
No, facebook: il 2014 non è stato per Ostia un anno meraviglioso. Buon 2015 a tutti.
martedì 30 dicembre 2014
IL TRISTE NATALE DI OSTIA MAFIOSA
Nessun addobbo, neanche floreale. "Se so' magnati pure l'urtimi du' spicci", questo commenta la gente. A Ostia regna lo squallore natalizio. Dopo gli arresti per mafia di luglio 2013, dopo le intercettazioni di 'Mafia Capitale' che coinvolgono il presidente del X Municipio, Andrea Tassone, dopo il commissariamento del Comune di Roma che vede gli atti amministrativi di Ostia sotto la lente d'ingrandimento, l'aria marina si è fatta pesante. Quasi un milione di euro buttato quest'estate per una scandalosa pedonalizzazione del lungomare e neppure un centesimo per il Natale. Per fortuna che bisognava rilanciare il turismo, curare il decoro urbano, favorire la destagionalizzazione e incrementare l'economia locale. Il risultato è sotto zero, come le temperature polari in arrivo. Tassone ha litigato con tutti ed è sempre più solo. Come l'albero cinese in mezzo a Piazza Anco Marzio, unico segnale natalizio, triste e solitario, quasi più dell'assessore municipale alla Cultura, Sandro Lorenzatti.
venerdì 19 dicembre 2014
OSTIA, MAFIA: LE BUGIE DEL PRESIDENTE TASSONE
Coinvolto nello scandalo 'Mafia Capitale' per i rapporti con Salvatore Buzzi, il presidente del X Municipio, Andrea Tassone, si è recentemente esibito in una delle sue migliori prestazioni: la bugia istituzionale. Dopo un servizio del TG1, andato in onda il 16 dicembre 2014, Andrea Tassone ha dichiarato: "Da gennaio 2014 ad oggi, il Servizio Giardini del X Municipio ha rimosso decine di pini, pioppi, cipressi crollati sulle strade, senza causare fortunatamente le drammatiche conseguenze del primo dicembre del 2013“. Per Tassone, che evidentemente non conosce la legge, tutto regolare. Per il Comune di Roma, no, tanto da affermare che si ritengono formalmente non autorizzati "tutti gli abbattimenti sinora effettuati" dal X Municipio (Dipartimento Tutela Ambientale, n.prot.QL 74581 del 7 novembre 2014, cfr. documento qui sotto).
Non solo. Dagli atti presentati alla Procura di Roma dal consigliere municipale Nathalie Naim (Capogruppo Lista Civica Marino, Municipio 1), risulta in particolare che per la “sicurezza delle alberature su Via di Castelfusano, propedeutica ai lavori stradali di somma urgenza", ci siano state solo semplici comunicazioni del X Municipio al Dipartimento Tutela Ambientale, relative agli abbattimenti dei seguenti alberi:
14 pini (n.prot.50882 del 22 aprile 2014)
03 pini (n.prot.CO/69100 del 4 giugno 2014)
06 pini (n.prot.7884725 del 25 giugno 2014)
Gli abbattimenti degli alberi e anche le loro potature, poiché all’interno della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, risultano essere stati eseguiti dunque senza alcuna autorizzazione, come previsto dalle norme vigenti. Stesso discorso per le altre strade interessate, centinaia, compresa la via del Mare e la via Cristoforo Colombo, nonché via dei Pescatori e via di Castelporziano (tra le strade con più pini del Municipio). Il business non era solo nell'affidamento dell'appalto ma anche nella possibilità di poter rivendere la legna tagliata anche sotto forma di pellets.
Ricordiamo, che tutte le potature e gli abbattimenti di alberi sono stati eseguiti in somma urgenza, che non esiste alcuna documentazione pubblicata e che molti lavori, come quelli di via di Castelfusano, sono stati assegnati direttamente dal Municipio senza alcun bando di gara (e Tassone conferma) alla Cooperativa 29 Giugno, quella di Salvatore Buzzi, braccio economico di Massimo Carminati, arrestato per associazione mafiosa.
Tutti conoscevano cosa stava accadendo, compreso il vicepresidente del X Municipio Sandro Lorenzatti (SeL) e il presidente del Consiglio Municipale, Tonino Ricci (Lista Civica Marino). Entrambi hanno un passato di militanza nel partito dei Verdi, con campagne ambientaliste proprio a difesa degli alberi. Ora dovrebbero appartenere al partito dei Rossi, per la vergogna. Tassone? A casa.
Non solo. Dagli atti presentati alla Procura di Roma dal consigliere municipale Nathalie Naim (Capogruppo Lista Civica Marino, Municipio 1), risulta in particolare che per la “sicurezza delle alberature su Via di Castelfusano, propedeutica ai lavori stradali di somma urgenza", ci siano state solo semplici comunicazioni del X Municipio al Dipartimento Tutela Ambientale, relative agli abbattimenti dei seguenti alberi:
14 pini (n.prot.50882 del 22 aprile 2014)
03 pini (n.prot.CO/69100 del 4 giugno 2014)
06 pini (n.prot.7884725 del 25 giugno 2014)
Gli abbattimenti degli alberi e anche le loro potature, poiché all’interno della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, risultano essere stati eseguiti dunque senza alcuna autorizzazione, come previsto dalle norme vigenti. Stesso discorso per le altre strade interessate, centinaia, compresa la via del Mare e la via Cristoforo Colombo, nonché via dei Pescatori e via di Castelporziano (tra le strade con più pini del Municipio). Il business non era solo nell'affidamento dell'appalto ma anche nella possibilità di poter rivendere la legna tagliata anche sotto forma di pellets.
Ricordiamo, che tutte le potature e gli abbattimenti di alberi sono stati eseguiti in somma urgenza, che non esiste alcuna documentazione pubblicata e che molti lavori, come quelli di via di Castelfusano, sono stati assegnati direttamente dal Municipio senza alcun bando di gara (e Tassone conferma) alla Cooperativa 29 Giugno, quella di Salvatore Buzzi, braccio economico di Massimo Carminati, arrestato per associazione mafiosa.
Tutti conoscevano cosa stava accadendo, compreso il vicepresidente del X Municipio Sandro Lorenzatti (SeL) e il presidente del Consiglio Municipale, Tonino Ricci (Lista Civica Marino). Entrambi hanno un passato di militanza nel partito dei Verdi, con campagne ambientaliste proprio a difesa degli alberi. Ora dovrebbero appartenere al partito dei Rossi, per la vergogna. Tassone? A casa.
sabato 13 dicembre 2014
OSTIA, VIA COLOMBO: QUALE AGGIUDICAZIONE PER L'ECOFLORA2?
i mezzi della Ecoflora2 sulla Colombo |
Il procedimento penale R.G. 52257/12 per truffa aggravata, assegnato al P.M. dott.ssa Terracina, ha già visto la nomina di un consulente tecnico, ing. De Blasi, che ha accertato che i lavori eseguiti da Ecoflora2 ammontarono a euro 1.000.000,00 circa, pur avendo la società già ricevuto un acconto di euro 1.650.000,00, oltre a un contestato decreto ingiuntivo per altri euro 2.148.200,00. Il tutto per l’esorbitante importo di € 3.798.200,00 ripartito sui consorziati di Casalpalocco.
Alla Ecoflora2 srl sono stati affidati i lavori sulla via Cristoforo Colombo in somma urgenza, senza evidenza pubblica della determinazione dirigenziale. Non si conoscono gli importi, non si conosce la regolamentazione dell'appalto, non si hanno risposte da parte dell'amministrazione del X Municipio, neppure tramite lo strumento dell'accesso civico.
Eppure, nella vicenda della discarica di Via Niceneto, risulta coinvolto anche l'ex-presidente del Consorzio di Casalpalocco, Fabrizio Testa, oggi arrestato nell'operazione 'Mafia Capitale'. Fu infatti Fabrizio Testa, in qualità dei suoi poteri, a non opporsi al decreto ingiuntivo di cui sopra, diventato, a tutti gli effetti, lo strumento che ha consentito proprio all'Ecoflora2 "di realizzare un lucro ai danni del Consorzio e dei Consorziati per aver svolto una attività nella quale si è concretizzata la fattispecie di un reato ambientale per il quale è in corso uno specifico procedimento penale". Ricordiamo che la Ecoflora2 risulta iscritta presso l'Albo Nazionale Gestori Ambientali, categoria 9, bonifica di siti, classe c, solo dal 10 aprile 2013 mentre la vicenda della discarica risale al 2011.
Infine non può sfuggire il fatto che l'uccisione dell'imprenditore Sesto Corvini, avvenuto il 10 ottobre 2013 proprio a Casalpalocco, sia legata anche alla questione della discarica. Sesto Corvini era il proprietario del terreno e firmatario di un contratto con Fabrizio Testa relativo alla consegna dei lavori. Sesto Corvini riteneva nullo il contratto con Ecoflora2 per “inadempienze ecologiche e contrattuali”, tanto da aver più volte ripetuto, anche in data 30 novembre 12, che non avrebbe mai firmato la liberatoria prevista dai contratti per la consegna dei lavori.
Il X Municipio, nella bufera per le intercettazioni in "Mafia Capitale" del suo presidente, Andrea Tassone, non ha adottato nessuna misura cautelativa in sede di affidamento all'Euroflora2. C'è da capire perchè.
mercoledì 19 novembre 2014
INFERNETTO, CENTRO ALZHEIMER: TASSONE E DROGHEI, QUALE CONVENZIONE HANNO FIRMATO?
Il presidente e l'assessore alle politche sociali del X Municipio, Tassone e Droghei, hanno firmato la convenzione il 25 marzo 2014 con la Domus Caritatis di via Salorno, all'Infernetto relativa ad un centro diurno per malati di Alzheimer che si è trasformato in un centro di accoglienza per minori che chiedono asilo politico. Dicono di non esser stati informati dal sindaco e dalle politiche sociali del Comune riguardo il trasferimento dei minori dopo i disordini di Tor Sapienza. Tassone e Droghei sapevano il contenuto della convenzione con la Domus Caritatis: è tutto regolare? Dai dati in nostro possesso, non è così evidente.
LA VERIFICA CONTABILE DEL MEF
Tutta la storia parte dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato, Ispettorato Generale di Finanza (Servizi Ispettivi, Settore V) che ha redatto la 'Relazione sulla verifica amministrativa contabile a Roma Capitale' eseguita dal 4 ottobre 2013 al 15 gennaio 2014. La relazione è firmata dai dirigenti dr.Vito Tatò e dr.Enrico Lamanna.
Dalla relazione, dove sono esaminati gli affidamenti riferiti al settore sociale, in particolare a quello di assistenza ed ospitalità di persone con disagio sociale, emerge quanto segue: "Nel solo anno 2012 gli impegni aventi quale beneficiario la Cooperativa Domus Caritatis per il servizio in questione, tenendo conto anche di quanto corrisposto per i centri di Via di Pietralata, Via Beniamino Segrè, Via di Colleverde, Via Tancredi Canonico, Via Toraldo, Via Ennio Porrino, Via Aquilanti e Via Arzana, ammontano ad € 5.971.452,02. Nel complesso, gli impegni a favore del medesimo soggetto di cui alla funzione della spesa corrente, riguardanti tutti i servizi affidati, ammontano ad € 10.512.207,89".
Nel conteggio non è ancora incluso il centro di via Salorno.
Gli ispettori contabili sottolineano che, in relazione alle modalità di affidamento del servizio ed al ricorso sistematico all'istituto della proroga contrattuale, qualcosa non torna: sebbene alla data del 31 ottobre 2013 non risultasse formalmente prorogato l'affidamento, la Cooperativa Domus Caritatis stava continuando a fornire il servizio, senza che fosse stato adottato alcun impegno contabile.
In pratica, "Un simile comportamento scorretto, oltre a porre i presupposti per la generazione di un debito fuori bilancio, se riconosciuta l'utilità della prestazione da parte dell'Assemblea Capitolina, espone i soggetti che hanno ordinato o consentito la prestazione a dirette responsabilità economiche".
QUALE PROCEDURA CONCORRENZIALE?
Va inoltre rilevato come l'affidamento sia avvenuto in via diretta, in assenza di qualsivoglia procedura concorrenziale, sebbene l'importo del servizio sia largamente superiore al limite previsto dall'art. 28 del D.Lgs. n. 163/2006, il quale prevede che il fornitore debba essere individuato mediante procedura di gara europea. A tal proposito, va specificato che l'art. 5, comma l, della Legge n. 381/1991 prevede che gli enti pubblici possono stipulare convenzioni con le cooperative sociali per la fornitura di beni e servizi, diversi da quelli soci sanitari ed educativi, in deroga alle procedure di cui al D.Lgs. n. 163/2006, purché detti affidamenti siano di importo inferiore alla soglia di rilevanza comunitaria. Nel caso in questione tale soglia è stata abbondantemente superata, per, cui non sarebbe stata applicabile la disposizione richiamata.
Infine, la proroga di un affidamento è stata espressamente vietata dall'art. 23 della Legge n. 62/2005. Successivamente, l'art. 57, comma 7, del D.Lgs. n. 163/2006 ha previsto espressamente il divieto del rinnovo tacito dei contratti, ovvero di quelle procedure di rinnovo che non fossero state espressamente previste nell' ambito delle originarie procedure di gara, conformemente ed entro i limiti previsti dall'art. 29, comma 10, del medesimo D.Lgs. n. 163/2006.
CONCLUSIONI
Tassone e la Droghei, sapevano tutto questo? E' tutto regolare? Oppure la scusa del centro per malati di Alzheimer è servita per firmare una convenzione altrimenti non possibile, vista la mancanza di formalità in ambito di Assemblea Capitolina? Nel centro di via Salorno, per quello che ci risulta, la convenzione prevedeva una casa famiglia, una scuola e il centro Alzheimer. Tassone e Droghei dovranno rispondere alla Procura cui invieremo tutti i dati in nostro possesso per valutare l'esistenza di reati contemplati dal Titolo VII del Codice Penale (Dei delitti contro la fede pubblica).
LA VERIFICA CONTABILE DEL MEF
Tutta la storia parte dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato, Ispettorato Generale di Finanza (Servizi Ispettivi, Settore V) che ha redatto la 'Relazione sulla verifica amministrativa contabile a Roma Capitale' eseguita dal 4 ottobre 2013 al 15 gennaio 2014. La relazione è firmata dai dirigenti dr.Vito Tatò e dr.Enrico Lamanna.
Dalla relazione, dove sono esaminati gli affidamenti riferiti al settore sociale, in particolare a quello di assistenza ed ospitalità di persone con disagio sociale, emerge quanto segue: "Nel solo anno 2012 gli impegni aventi quale beneficiario la Cooperativa Domus Caritatis per il servizio in questione, tenendo conto anche di quanto corrisposto per i centri di Via di Pietralata, Via Beniamino Segrè, Via di Colleverde, Via Tancredi Canonico, Via Toraldo, Via Ennio Porrino, Via Aquilanti e Via Arzana, ammontano ad € 5.971.452,02. Nel complesso, gli impegni a favore del medesimo soggetto di cui alla funzione della spesa corrente, riguardanti tutti i servizi affidati, ammontano ad € 10.512.207,89".
Nel conteggio non è ancora incluso il centro di via Salorno.
Gli ispettori contabili sottolineano che, in relazione alle modalità di affidamento del servizio ed al ricorso sistematico all'istituto della proroga contrattuale, qualcosa non torna: sebbene alla data del 31 ottobre 2013 non risultasse formalmente prorogato l'affidamento, la Cooperativa Domus Caritatis stava continuando a fornire il servizio, senza che fosse stato adottato alcun impegno contabile.
In pratica, "Un simile comportamento scorretto, oltre a porre i presupposti per la generazione di un debito fuori bilancio, se riconosciuta l'utilità della prestazione da parte dell'Assemblea Capitolina, espone i soggetti che hanno ordinato o consentito la prestazione a dirette responsabilità economiche".
QUALE PROCEDURA CONCORRENZIALE?
Va inoltre rilevato come l'affidamento sia avvenuto in via diretta, in assenza di qualsivoglia procedura concorrenziale, sebbene l'importo del servizio sia largamente superiore al limite previsto dall'art. 28 del D.Lgs. n. 163/2006, il quale prevede che il fornitore debba essere individuato mediante procedura di gara europea. A tal proposito, va specificato che l'art. 5, comma l, della Legge n. 381/1991 prevede che gli enti pubblici possono stipulare convenzioni con le cooperative sociali per la fornitura di beni e servizi, diversi da quelli soci sanitari ed educativi, in deroga alle procedure di cui al D.Lgs. n. 163/2006, purché detti affidamenti siano di importo inferiore alla soglia di rilevanza comunitaria. Nel caso in questione tale soglia è stata abbondantemente superata, per, cui non sarebbe stata applicabile la disposizione richiamata.
Infine, la proroga di un affidamento è stata espressamente vietata dall'art. 23 della Legge n. 62/2005. Successivamente, l'art. 57, comma 7, del D.Lgs. n. 163/2006 ha previsto espressamente il divieto del rinnovo tacito dei contratti, ovvero di quelle procedure di rinnovo che non fossero state espressamente previste nell' ambito delle originarie procedure di gara, conformemente ed entro i limiti previsti dall'art. 29, comma 10, del medesimo D.Lgs. n. 163/2006.
CONCLUSIONI
Tassone e la Droghei, sapevano tutto questo? E' tutto regolare? Oppure la scusa del centro per malati di Alzheimer è servita per firmare una convenzione altrimenti non possibile, vista la mancanza di formalità in ambito di Assemblea Capitolina? Nel centro di via Salorno, per quello che ci risulta, la convenzione prevedeva una casa famiglia, una scuola e il centro Alzheimer. Tassone e Droghei dovranno rispondere alla Procura cui invieremo tutti i dati in nostro possesso per valutare l'esistenza di reati contemplati dal Titolo VII del Codice Penale (Dei delitti contro la fede pubblica).
venerdì 14 novembre 2014
INFERNETTO: L'AFFARE ALZHEIMER E MINORI IN FUGA
Si tratta del Centro Alzheimer "Le Betulle" di via Salorno 79-81: in teoria 30 posti letto per malati di Alzheimer, in pratica oggi ospita 18 ragazzi richiedenti asilo politico e altri 25 appena spostati da Tor Sapienza, dove è in atto una sorta di guerriglia sociale contro di loro. Inaugurato dal presidente del X Municipio, Tassone (PD), il 25 marzo del 2014 come eredità della precedente giunta, il centro si trova ora in mano un bel business perché nel marasma delle politiche sociali di Roma a guadagnare sono sempre le strutture che ospitano i meno fortunati.
Una struttura che si era addirittura prestata ad ospitare la inutile passerella di propaganda elettorale di Cecilie Kyenge (PD), che, cessato il mandato da ministro dell'integrazione del governo Letta nel febbraio 2014, a poco sarebbe stata eletta al Parlamento Europeo ma che dei problemi d'integrazione dell'Infernetto non si è mai occupata.
Gestito dalla cooperativa sociale Domus Caritatis, è adesso area fuori controllo: l'assessore al Welfare e alla Salute del X Municipio di Roma Capitale, Emanuela Droghei (PD), moglie di Francesco D'Ausilio appena defenestrato come capogruppo capitolino del PD, non sa che pesci pigliare. Infernetto terra di ospitalità? Per gli affari, sempre. I numeri. I ragazzi non accompagnati, che arrivano sui barconi senza genitori, stanno aumentando fino a raggiungere cifre ingestibili: secondo i dati di Amnesty International, su 59.400 migranti sbarcati dal primo gennaio al 22 giugno 2014, più di 9.300 erano minori, dei quali oltre 6.000 non accompagnati. Significa che ogni mese arrivano in Italia dal mare mille bimbi senza genitori, 30 al giorno. Per ognuno, lo Stato riconosce 900 euro al mese. Ora i conti, per l'Infernetto, fateli voi.
Una struttura che si era addirittura prestata ad ospitare la inutile passerella di propaganda elettorale di Cecilie Kyenge (PD), che, cessato il mandato da ministro dell'integrazione del governo Letta nel febbraio 2014, a poco sarebbe stata eletta al Parlamento Europeo ma che dei problemi d'integrazione dell'Infernetto non si è mai occupata.
Gestito dalla cooperativa sociale Domus Caritatis, è adesso area fuori controllo: l'assessore al Welfare e alla Salute del X Municipio di Roma Capitale, Emanuela Droghei (PD), moglie di Francesco D'Ausilio appena defenestrato come capogruppo capitolino del PD, non sa che pesci pigliare. Infernetto terra di ospitalità? Per gli affari, sempre. I numeri. I ragazzi non accompagnati, che arrivano sui barconi senza genitori, stanno aumentando fino a raggiungere cifre ingestibili: secondo i dati di Amnesty International, su 59.400 migranti sbarcati dal primo gennaio al 22 giugno 2014, più di 9.300 erano minori, dei quali oltre 6.000 non accompagnati. Significa che ogni mese arrivano in Italia dal mare mille bimbi senza genitori, 30 al giorno. Per ognuno, lo Stato riconosce 900 euro al mese. Ora i conti, per l'Infernetto, fateli voi.
martedì 11 novembre 2014
OSTIA, TASSONE: IL PRESIDENTE DEL DUBBIO PARCHEGGIO DI CENTRO GIANO
Dopo il sequestro del parcheggio dell'Infernetto, il presidente del X Municipio, Andrea Tassone, si esibisce in un nuovo funambolismo amministrativo di cui informeremo la Procura di Roma. Si tratta del parcheggio sulla via Ostiense davanti alla stazione di Casalbernochi della Roma-Lido i cui lavori sono stati annunciati a gennaio 2014 e consegnati a luglio. In poche parole, qui sono stati deviati i soldi previsti dalla Legge 396/90 (Roma Capitale, codice C3.3.1.1) destinati a Piazza Capelvenere, tramite il meccanismo del riutilizzo dei ribassi d'asta, quasi 350mila euro.
LA LEGGE SU 'ROMA CAPITALE' E PIAZZA CAPELVENERE (ACILIA)
A gennaio 2013 Sono stati confermati al Sindaco i poteri commissariali per l'emergenza traffico, con l’introduzione di una norma che consente all’Amministrazione di utilizzare con procedure semplificate i fondi per le opere infrastrutturali previsti dalla legge n. 396/90 di Roma Capitale e al trasferimento di nuove risorse per il trasporto pubblico locale (Legge 15 dicembre 1990, n. 396 - Interventi per Roma, capitale della Repubblica). A prescindere da quanto prescrive con dettaglio la legge, più volte violata dalla procedura del parcheggio di Casalbernocchi/Centro Giano, l'articolo 1, lettera d), è chiaro: "adeguare la dotazione dei servizi e delle infrastrutture per la mobilità urbana e metropolitana anche attraverso la definizione di un sistema di raccordi intermodali". E' in quest'ottica che Tassone ha incastrato il parcheggio di Casalbernocchi/Centro Giano utilizzando però fondi destinati ad altro. Infatti l'intervento da cui Tassone ha attinto i soldi, "C3.3.1.1 - Ristrutturazione P.za Capelvenere "Casette Pater" Acilia", assegnato in data 07/04/1994 per un importo di 6.248.961,63, si riferiva sempre all'articolo 1 della legge 396/90, ma alla lettera c): "... interventi di recupero edilizio, di rinnovo urbano e di riqualificazione delle periferie, ivi comprese le opere di carattere igienico-sanitario".
Aggiungiamo che nella Conferenza di Servizi del 17 maggio 1995 è stato approvato il progetto inerente il I lotto della ristrutturazione di Piazza Capelvenere e le indicazioni progettuali per il successivo II lotto di completamento, mentre nel 1999 sono stati ultimati i lavori del I lotto e consegnati gli immobili al patrimonio dell’Amministrazione Comunale. Solo con i Decreti Ministeriali del 3 febbraio 2003 e del 29 settembre 2005 n. B3-5-349 sono stati assunti gli impegni finanziari da destinare all’intervento C3.3.1.1 “Ristrutturazione di Piazza Capelvenere – II Lotto – Casette Pater – Acilia” determinando il finanziamento complessivo di 1.960.251,15 euro. L’intervento riguardava il completamento di Piazza Capelvenere, già iniziato sul lato Casette Pater e prevedeva la realizzazione di una piazza pedonale fronte alla stazione di Acilia, con opere di superficie e di arredo urbano.
IL FUNAMBOLISMO DI TASSONE PER CENTRO GIANO
Tassone abita a Centro Giano e, tra le promesse elettorali, c'erano anche le opere per il suo piccolo quartiere, posizionato proprio davanti alla stazione di Casalbernocchi della Roma-Lido. Tassone, dopo appena 6 mesi di presidenza, ha annunciato l'11 gennaio 2014 la realizzazione di un parcheggio, sul lato opposto della stazione, nella fascia verde tra la via Ostiense e la via del Mare, per circa 250 auto, su una superficie di 9mila mq. La consegna dei lavori è stata fatta il 10 luglio 2014 e l'inaugurazione doveva essere il 15 ottobre. Ad oggi ci sono solo 94 posti auto (non disponibili) e ancora non si conosce da alcun documento pubblico le modalità di assegnazione della gara, la ditta vincitrice ed il progetto. Si conoscono solo i dati ricavati dal cartello lavori qui in foto (poi regolarmente scomparso) in cui spicca l'elevato importo dei lavori, ben 322mila euro più 18mila per oneri di sicurezza, e il nome della ditta, la GRA srl il cui codice ATECO 41.2 è relativo alla "Costruzione di edifici residenziali e non residenziali".
Come si è arrivati a dirottare una così grande quantità di soldi su un'opera non finanziata dalla legge 396/90?
L'unico passaggio amministrativo che risulta si riferisce al 23 maggio 2014, data in cui la Commissione Roma Capitale e Riforme Istituzionali si è riunita alle ore 12:00 presso la stanza n.307 di Largo Loria 3 per discutere l'utilizzo dei ribassi d'asta dei lavori di ristrutturazione di Piazza Capelvenere (II lotto, codice d'intervento C3.3.1.1). Ad esporre il progetto, l'arch. Rossella Cergoli Serini del X Municipio: una piazza pedonale di fronte alla stazione di Acilia con opere di superficie e arredo urbano; due parcheggi pubblici su area di proprietà comunale, rispettivamente di 94 e 60 posti auto. Nessun riferimento alla stazione di Casalbernocchi e al parcheggio sul lato di Centro Giano. Mistero.
CONCLUSIONI
Ci domandiamo a questo punto con quale trasparenza amministrativa siano stati affidati e realizzati i lavori del parcheggio di Casalbernocchi/Centro Giano. Infatti il lotto II del codice d'intervento C3.3.1.1 prevedeva un finanziamento complessivo di 1.960.251,15 euro, di cui 1.597.224,91 per lavori a corpo comprensivi degli oneri per la sicurezza e degli oneri per la Progettazione esecutiva, oltre a euro 308.540,91 per somme a disposizione dell’Amministrazione, per un importo complessivo di euro 1.905.765,82 (I.V.A. compresa, pari a quasi 187mila euro). Da notare che le "somme a disposizione dell’Amministrazione" non comprendono minimamente opere aggiuntive e tantomeno delocalizzate dall'area di Piazza Capelvenere, ma si riferiscono a 'opere artistiche', 'incarichi specialistici', 'lavori in economia' e così via. Non si capisce da dove siano usciti ben 340mila euro per il parcheggio di Casalbernocchi/Centro Giano, ma considerato quello che è accaduto all'Infernetto, da Tassone ci aspettiamo di tutto.
LA LEGGE SU 'ROMA CAPITALE' E PIAZZA CAPELVENERE (ACILIA)
A gennaio 2013 Sono stati confermati al Sindaco i poteri commissariali per l'emergenza traffico, con l’introduzione di una norma che consente all’Amministrazione di utilizzare con procedure semplificate i fondi per le opere infrastrutturali previsti dalla legge n. 396/90 di Roma Capitale e al trasferimento di nuove risorse per il trasporto pubblico locale (Legge 15 dicembre 1990, n. 396 - Interventi per Roma, capitale della Repubblica). A prescindere da quanto prescrive con dettaglio la legge, più volte violata dalla procedura del parcheggio di Casalbernocchi/Centro Giano, l'articolo 1, lettera d), è chiaro: "adeguare la dotazione dei servizi e delle infrastrutture per la mobilità urbana e metropolitana anche attraverso la definizione di un sistema di raccordi intermodali". E' in quest'ottica che Tassone ha incastrato il parcheggio di Casalbernocchi/Centro Giano utilizzando però fondi destinati ad altro. Infatti l'intervento da cui Tassone ha attinto i soldi, "C3.3.1.1 - Ristrutturazione P.za Capelvenere "Casette Pater" Acilia", assegnato in data 07/04/1994 per un importo di 6.248.961,63, si riferiva sempre all'articolo 1 della legge 396/90, ma alla lettera c): "... interventi di recupero edilizio, di rinnovo urbano e di riqualificazione delle periferie, ivi comprese le opere di carattere igienico-sanitario".
Aggiungiamo che nella Conferenza di Servizi del 17 maggio 1995 è stato approvato il progetto inerente il I lotto della ristrutturazione di Piazza Capelvenere e le indicazioni progettuali per il successivo II lotto di completamento, mentre nel 1999 sono stati ultimati i lavori del I lotto e consegnati gli immobili al patrimonio dell’Amministrazione Comunale. Solo con i Decreti Ministeriali del 3 febbraio 2003 e del 29 settembre 2005 n. B3-5-349 sono stati assunti gli impegni finanziari da destinare all’intervento C3.3.1.1 “Ristrutturazione di Piazza Capelvenere – II Lotto – Casette Pater – Acilia” determinando il finanziamento complessivo di 1.960.251,15 euro. L’intervento riguardava il completamento di Piazza Capelvenere, già iniziato sul lato Casette Pater e prevedeva la realizzazione di una piazza pedonale fronte alla stazione di Acilia, con opere di superficie e di arredo urbano.
IL FUNAMBOLISMO DI TASSONE PER CENTRO GIANO
Tassone abita a Centro Giano e, tra le promesse elettorali, c'erano anche le opere per il suo piccolo quartiere, posizionato proprio davanti alla stazione di Casalbernocchi della Roma-Lido. Tassone, dopo appena 6 mesi di presidenza, ha annunciato l'11 gennaio 2014 la realizzazione di un parcheggio, sul lato opposto della stazione, nella fascia verde tra la via Ostiense e la via del Mare, per circa 250 auto, su una superficie di 9mila mq. La consegna dei lavori è stata fatta il 10 luglio 2014 e l'inaugurazione doveva essere il 15 ottobre. Ad oggi ci sono solo 94 posti auto (non disponibili) e ancora non si conosce da alcun documento pubblico le modalità di assegnazione della gara, la ditta vincitrice ed il progetto. Si conoscono solo i dati ricavati dal cartello lavori qui in foto (poi regolarmente scomparso) in cui spicca l'elevato importo dei lavori, ben 322mila euro più 18mila per oneri di sicurezza, e il nome della ditta, la GRA srl il cui codice ATECO 41.2 è relativo alla "Costruzione di edifici residenziali e non residenziali".
Come si è arrivati a dirottare una così grande quantità di soldi su un'opera non finanziata dalla legge 396/90?
L'unico passaggio amministrativo che risulta si riferisce al 23 maggio 2014, data in cui la Commissione Roma Capitale e Riforme Istituzionali si è riunita alle ore 12:00 presso la stanza n.307 di Largo Loria 3 per discutere l'utilizzo dei ribassi d'asta dei lavori di ristrutturazione di Piazza Capelvenere (II lotto, codice d'intervento C3.3.1.1). Ad esporre il progetto, l'arch. Rossella Cergoli Serini del X Municipio: una piazza pedonale di fronte alla stazione di Acilia con opere di superficie e arredo urbano; due parcheggi pubblici su area di proprietà comunale, rispettivamente di 94 e 60 posti auto. Nessun riferimento alla stazione di Casalbernocchi e al parcheggio sul lato di Centro Giano. Mistero.
CONCLUSIONI
Ci domandiamo a questo punto con quale trasparenza amministrativa siano stati affidati e realizzati i lavori del parcheggio di Casalbernocchi/Centro Giano. Infatti il lotto II del codice d'intervento C3.3.1.1 prevedeva un finanziamento complessivo di 1.960.251,15 euro, di cui 1.597.224,91 per lavori a corpo comprensivi degli oneri per la sicurezza e degli oneri per la Progettazione esecutiva, oltre a euro 308.540,91 per somme a disposizione dell’Amministrazione, per un importo complessivo di euro 1.905.765,82 (I.V.A. compresa, pari a quasi 187mila euro). Da notare che le "somme a disposizione dell’Amministrazione" non comprendono minimamente opere aggiuntive e tantomeno delocalizzate dall'area di Piazza Capelvenere, ma si riferiscono a 'opere artistiche', 'incarichi specialistici', 'lavori in economia' e così via. Non si capisce da dove siano usciti ben 340mila euro per il parcheggio di Casalbernocchi/Centro Giano, ma considerato quello che è accaduto all'Infernetto, da Tassone ci aspettiamo di tutto.
domenica 9 novembre 2014
OSTIA: IL PRESIDENTE TASSONE COINVOLTO CON UN IMPRENDITORE ARRESTATO
Stesso metodo, stesso imprenditore. L'attuale giunta del X Municipio, guidata dal presidente Andrea Tassone, dovrebbe finire sotto inchiesta a seguito di quanto emerso dal recente arresto dell'ex-direttore tecnico municipale, Aldo Papalini. Invece no. Una cupola di silenzio e di omertà nasconde fatti noti ed eclatanti.
A Centro Giano, piccolo quartiere del X Municipio dove risiede Tassone, il 10 marzo 2014 alla SAMA srl di Angelo Salzano (arrestato il 4 novembre, come meglio di seguito descritto) è stata affidata l'area verde di via Melicuccà. Il parco giochi che qui doveva essere realizzato (importo complessivo dei lavori a base d'appalto, 72.474,98 euro) doveva essere terminato il 7 agosto 2014 ma dopo 3 mesi ancora non c'è nulla. Addirittura a maggio di quest'anno si parlava di bonifica di materiale inquinante (Eternit) con ulteriori costi. Dove sono finiti i soldi? Dove è finita la trasparenza amministrativa? Ma c'è di peggio. Questa è la storia.
L'ARRESTO DI SALZANO
La Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, il 4 novembre, ha applicato la misura degli arresti domiciliari ad Angelo Salzano, titolare della SAMA srl, assieme ad altre 8 persone. Si legge: "i predetti indagati sono ritenuti, a vario titolo, responsabili dei reati di abuso d'ufficio, turbata libertà degli incanti, falsità ideologica, concussione e corruzione, reati finanziari, con l'aggravante del metodo mafioso in quanto reati finalizzati ad agevolare il clan Spada, federato ai Fasciani, ed egemone nel territorio di Ostia". A Salzano ed altri sarebbe stato consentito "di gestire i più lucrosi appalti pubblici sul territorio del litorale, per lavori di vario tipo, grazie al ricorso di procedure negoziate ristrette senza pubblicazione del bando di gara in palese violazione della normativa ed in assenza dei presupposti di legge". Le indagini sono partite nel 2012. Ricordiamo che al tempo dell'operazione "Nuova Alba" del luglio 2013, che scoperchiava il sistema mafioso di Ostia, già risultava Tassone presidente del X Municipio e Papalini nell'occhio del ciclone. Tassone non ha mai perso occasione per ribadire che ogni appalto, gara o bando pubblico della sua amministrazione 'erano concordati con la Procura e attenzionati dalle forze dell'ordine'.
Dunque, già a luglio 2013, Tassone avrebbe dovuto sapere delle indagini della Procura su Salzano a riguardo del Canale dei Pescatori.
Secondo le accuse, Papalini ne avrebbe affidato in trattativa privata alla società Sama srl, amministrata da Angelo Salzano, i lavori per la manutenzione dal 2009 al 2011 per quasi due milioni di euro, rinnovando poi l’appalto per il 2012 al costo di 140 mila euro. Con lo stesso Salzano, Papalini, l’ex-direttore tecnico municipale, avrebbe formato il falso atto di obbligazione del municipio (la data è del 23 aprile 2013) con il quale l’ufficio tecnico gli affidava l’appalto del dragaggio e nel quale si affermava che l’appalto era stato aggiudicato a seguito del ribasso d’asta offerto dalla società contraente. Mentre, in realtà, i lavori erano già stati affidati direttamente senza che fosse mai stata svolta alcuna gara.
IL PARCO GIOCHI DI VIA MELICUCCA' (CENTRO GIANO)
Il Consiglio del X Municipio con la risoluzione n.19 de 26 luglio 2012, presentata anche da Tassone e da Sesa (attuale capogruppo municipale del PD), indicava al Dipartimento Politiche per la Riqualificazione delle Periferie la necessaria 'sistemazione a verde pubblico dell'area a questo destinata a via Melicuccà' in conseguenza delle modifiche all'assetto urbanistico del Comparto B del Piano Particolareggiato della Zona 'O - n.30 Centro Giano' (approvato nel 1997). In realtà, con riferimento a fondi del bilancio 2011, con determinazione dirigenziale n.928 del 18 aprile 2012, l'area era stata data in affidamento alla Fratelli Gianni srl. Per lungo tempo tutto è rimasto fermo fino a inizio 2014, quando con determinazione dirigenziale 725 (prot. 57045;23963;25318;26257, OP 1114190001 CIG 37402339E7 CUP J83E11000470004) veniva revocata da Cafaggi (attuale direttore tecnico municipale) la determinazione del 2012 per affidare i lavori a Salzano, secondo una procedura negoziata senza bando di gara di cui non esiste traccia pubblica, per un importo di 89.514,46 euro, poi ribassato. Ci troveremmo dunque con lo stesso metodo e con lo stesso imprenditore del caso del Canale dei Pescatori, solo che non c'è più Papalini e che ci troviamo a Centro Giano, a casa di Tassone.
LA DIFESA DI TASSONE
Il 24 maggio 2014 Tassone, dalle pagine di facebook, commentava: "Al di là delle chiacchiere, e credetemi ognuno di noi/voi ha la ricetta più giusta per questo nostro Municipio, ci sono i fatti. Sono quelli che ho mostrato a due cittadini che da tempo criticano l’operato di questa amministrazione su facebook. Così, questa mattina ho incontrato Sergio e Fabio e con loro ho fatto i sopralluoghi dei lavori fatti e di quelli che sono in cantiere. Siamo partiti dalle potature sulla via del Mare, proseguendo siamo entrati a Centro Giano con l’asfaltatura di via Gagliato, il parco di via Melicuccà...". A quel tempo i lavori del parco erano fermi, come ben si vede dal servizio dell'emittente televisiva locale Canale 10 (https://www.youtube.com/watch?v=6jD8KtNesko del 22 maggio 2014) da cui si apprende che l'area è di 5.000 mq e che non verrà affidata a terzi, cioè al CdQ Casaletto di Giano – Case Basse, come era da sempre (la sede risultava proprio in via Melicuccà n. 12). Tassone dunque, ed era maggio 2014, quasi un anno dopo i fatti di "Nuova Alba", difende la scelta di affidamento a Salzano senza alcun principio di cautela, considerate le indagini in corso. Ricordiamo che solo di recente (31 ottobre 2014), su pressione dell'opposizione, Tassone ha approvato il protocollo “Municipi senza mafie” proposto dell’associazione antimafia “Da Sud”, dopo una dimenticanza durata ben 11 mesi, da quel 19 novembre 2013 in cui Tassone dichiarava, sottoscrivendo l'atto, di applicare un maggior controllo negli appalti pubblici.
CONCLUSIONI
Salzano faceva parte di un sistema ben noto già da luglio 2013, Tassone ha sempre dichiarato che tutto è sotto il monitoraggio della Procura, però Tassone a inizio 2014 ha affidato a Salzano la realizzazione del parco giochi in via Melicuccà, senza alcun principio di cautela amministrativa, tant'è che oggi Salzano è agli arresti domiciliari ed è coinvolto in uno scenario inquietante di connivenza tra imprenditori, amministratori e presunti mafiosi. Informeremo la Procura della Repubblica di questo fatto sconcertante anche perchè proprio in questo parco, il 19 giugno del 2007, si discusse con le istituzioni di "sicurezza e legalità, perché da troppo tempo il nostro territorio è sotto scacco della criminalità". 7 anni fa.
A Centro Giano, piccolo quartiere del X Municipio dove risiede Tassone, il 10 marzo 2014 alla SAMA srl di Angelo Salzano (arrestato il 4 novembre, come meglio di seguito descritto) è stata affidata l'area verde di via Melicuccà. Il parco giochi che qui doveva essere realizzato (importo complessivo dei lavori a base d'appalto, 72.474,98 euro) doveva essere terminato il 7 agosto 2014 ma dopo 3 mesi ancora non c'è nulla. Addirittura a maggio di quest'anno si parlava di bonifica di materiale inquinante (Eternit) con ulteriori costi. Dove sono finiti i soldi? Dove è finita la trasparenza amministrativa? Ma c'è di peggio. Questa è la storia.
L'ARRESTO DI SALZANO
La Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, il 4 novembre, ha applicato la misura degli arresti domiciliari ad Angelo Salzano, titolare della SAMA srl, assieme ad altre 8 persone. Si legge: "i predetti indagati sono ritenuti, a vario titolo, responsabili dei reati di abuso d'ufficio, turbata libertà degli incanti, falsità ideologica, concussione e corruzione, reati finanziari, con l'aggravante del metodo mafioso in quanto reati finalizzati ad agevolare il clan Spada, federato ai Fasciani, ed egemone nel territorio di Ostia". A Salzano ed altri sarebbe stato consentito "di gestire i più lucrosi appalti pubblici sul territorio del litorale, per lavori di vario tipo, grazie al ricorso di procedure negoziate ristrette senza pubblicazione del bando di gara in palese violazione della normativa ed in assenza dei presupposti di legge". Le indagini sono partite nel 2012. Ricordiamo che al tempo dell'operazione "Nuova Alba" del luglio 2013, che scoperchiava il sistema mafioso di Ostia, già risultava Tassone presidente del X Municipio e Papalini nell'occhio del ciclone. Tassone non ha mai perso occasione per ribadire che ogni appalto, gara o bando pubblico della sua amministrazione 'erano concordati con la Procura e attenzionati dalle forze dell'ordine'.
Dunque, già a luglio 2013, Tassone avrebbe dovuto sapere delle indagini della Procura su Salzano a riguardo del Canale dei Pescatori.
Secondo le accuse, Papalini ne avrebbe affidato in trattativa privata alla società Sama srl, amministrata da Angelo Salzano, i lavori per la manutenzione dal 2009 al 2011 per quasi due milioni di euro, rinnovando poi l’appalto per il 2012 al costo di 140 mila euro. Con lo stesso Salzano, Papalini, l’ex-direttore tecnico municipale, avrebbe formato il falso atto di obbligazione del municipio (la data è del 23 aprile 2013) con il quale l’ufficio tecnico gli affidava l’appalto del dragaggio e nel quale si affermava che l’appalto era stato aggiudicato a seguito del ribasso d’asta offerto dalla società contraente. Mentre, in realtà, i lavori erano già stati affidati direttamente senza che fosse mai stata svolta alcuna gara.
IL PARCO GIOCHI DI VIA MELICUCCA' (CENTRO GIANO)
Il Consiglio del X Municipio con la risoluzione n.19 de 26 luglio 2012, presentata anche da Tassone e da Sesa (attuale capogruppo municipale del PD), indicava al Dipartimento Politiche per la Riqualificazione delle Periferie la necessaria 'sistemazione a verde pubblico dell'area a questo destinata a via Melicuccà' in conseguenza delle modifiche all'assetto urbanistico del Comparto B del Piano Particolareggiato della Zona 'O - n.30 Centro Giano' (approvato nel 1997). In realtà, con riferimento a fondi del bilancio 2011, con determinazione dirigenziale n.928 del 18 aprile 2012, l'area era stata data in affidamento alla Fratelli Gianni srl. Per lungo tempo tutto è rimasto fermo fino a inizio 2014, quando con determinazione dirigenziale 725 (prot. 57045;23963;25318;26257, OP 1114190001 CIG 37402339E7 CUP J83E11000470004) veniva revocata da Cafaggi (attuale direttore tecnico municipale) la determinazione del 2012 per affidare i lavori a Salzano, secondo una procedura negoziata senza bando di gara di cui non esiste traccia pubblica, per un importo di 89.514,46 euro, poi ribassato. Ci troveremmo dunque con lo stesso metodo e con lo stesso imprenditore del caso del Canale dei Pescatori, solo che non c'è più Papalini e che ci troviamo a Centro Giano, a casa di Tassone.
LA DIFESA DI TASSONE
Il 24 maggio 2014 Tassone, dalle pagine di facebook, commentava: "Al di là delle chiacchiere, e credetemi ognuno di noi/voi ha la ricetta più giusta per questo nostro Municipio, ci sono i fatti. Sono quelli che ho mostrato a due cittadini che da tempo criticano l’operato di questa amministrazione su facebook. Così, questa mattina ho incontrato Sergio e Fabio e con loro ho fatto i sopralluoghi dei lavori fatti e di quelli che sono in cantiere. Siamo partiti dalle potature sulla via del Mare, proseguendo siamo entrati a Centro Giano con l’asfaltatura di via Gagliato, il parco di via Melicuccà...". A quel tempo i lavori del parco erano fermi, come ben si vede dal servizio dell'emittente televisiva locale Canale 10 (https://www.youtube.com/watch?v=6jD8KtNesko del 22 maggio 2014) da cui si apprende che l'area è di 5.000 mq e che non verrà affidata a terzi, cioè al CdQ Casaletto di Giano – Case Basse, come era da sempre (la sede risultava proprio in via Melicuccà n. 12). Tassone dunque, ed era maggio 2014, quasi un anno dopo i fatti di "Nuova Alba", difende la scelta di affidamento a Salzano senza alcun principio di cautela, considerate le indagini in corso. Ricordiamo che solo di recente (31 ottobre 2014), su pressione dell'opposizione, Tassone ha approvato il protocollo “Municipi senza mafie” proposto dell’associazione antimafia “Da Sud”, dopo una dimenticanza durata ben 11 mesi, da quel 19 novembre 2013 in cui Tassone dichiarava, sottoscrivendo l'atto, di applicare un maggior controllo negli appalti pubblici.
CONCLUSIONI
Salzano faceva parte di un sistema ben noto già da luglio 2013, Tassone ha sempre dichiarato che tutto è sotto il monitoraggio della Procura, però Tassone a inizio 2014 ha affidato a Salzano la realizzazione del parco giochi in via Melicuccà, senza alcun principio di cautela amministrativa, tant'è che oggi Salzano è agli arresti domiciliari ed è coinvolto in uno scenario inquietante di connivenza tra imprenditori, amministratori e presunti mafiosi. Informeremo la Procura della Repubblica di questo fatto sconcertante anche perchè proprio in questo parco, il 19 giugno del 2007, si discusse con le istituzioni di "sicurezza e legalità, perché da troppo tempo il nostro territorio è sotto scacco della criminalità". 7 anni fa.
giovedì 23 ottobre 2014
ALLAGAMENTI OSTIA: RACCOLTA DIFFERENZIATA DELL'ACQUA, NON DELLA MONDEZZA
nella foto: Tassone allagato |
Era l'11 marzo 2014 quando, su richiesta dei Consiglieri Rasi, Ferrara, Colloca, D'Annibale e Masi, fu convocato un consiglio straordinario del X Municipio per il problema della sicurezza idrogeologica del territorio di Ostia. Il Consiglio Straordinario non si fece mai, i problemi sono rimasti.
Sarà il 28 ottobre 2014 quando, forse, si terrà un altro consiglio, su richiesta dei Presidenti dei Gruppi Consiliari, per lo stesso problema, sollevato da cittadini e comitati che hanno occupato da giorni l'aula municipale, stanchi dell'imbarazzante incapacità della giunta presieduta da Tassone.
Eppure l'attuale presidente del Municipio, Tassone, quando per cinque anni ha fatto il capogruppo PD come opposizione, 'tuonava' (mai termine più infelice) denunciando il problema perché tanto sapeva che non toccava a lui risolverlo. Tassone ha fatto poi una campagna elettorale in cui 'prometteva' di risolvere il problema. Ora Tassone si mette da parte e aspetta che papà Zingaretti e zio Marino gli risolvano un problema che lui in quasi due anni di amministrazione, non ha saputo affrontare, dimostrando, con tutti i suoi uffici e uomini, una imbarazzante incapacità. Il suo slogan in campagna elettorale era: "onestà, competenza e passione". La competenza non si è mai vista, le giornate di 'passione' le ha fatte passare ai cittadini, esasperati di allagarsi ogni due gocce d'acqua, dunque gli rimane solo l'onestà intellettuale di riconoscere il suo completo fallimento: dimissioni.
QUESTA E' LA SCANDALOSA MEMORIA DI GIUNTA EMESSA IL 10 OTTOBRE 2014, IN RITARDO, INUTILE E CHE DIMOSTRA L'INCAPACITA' E L'INCOMPETENZA DI TASSONE.
lunedì 6 ottobre 2014
ACEA E CARABINIERI: VILE ED IRRESPONSABILE TOGLIERE L'ACQUA POTABILE ALL'IDROSCALO DI OSTIA
Irresponsabile e gravissima per la tutela della pubblica e privata incolumità è stata l'operazione oggi compiuta all'Idroscalo di Ostia da Carabinieri e ACEA. L'ACEA scortata da due pattuglie dei Carabinieri ha provato stamattina a lasciare senza acqua ben 70 famiglie dell'Idroscalo, infischiandosene dei bambini, degli anziani, dei diversamente abili e delle donne dell'Idroscalo di Ostia. Se non fosse stato per i residenti, nessuno avrebbe detto nulla: distacco e basta.
Il Municipio dove è?
Mentre va avanti l’esame parlamentare del Collegato Ambientale alla Legge di Stabilità (legge 147/2013) che prevede all'interno l'introduzione della 'Tariffa sociale del servizio idrico integrato' (art.26) e un regolamento per gestire il fenomeno della 'Morosità nel servizio idrico integrato' (art.27), garantendo però un livello minimo di fornitura di acqua anche alle utenze non in regola con i pagamenti, oggi si interviene con il pugno di ferro all'Idroscalo di Ostia che vive già di per sè condizioni di disagio sociale. Non serve che anche ACEA e soprattutto i Carabinieri peggiorino la situazione. Dove è finito l'obiettivo di rafforzare la natura "pubblica" della risorsa acqua, come richiesto anche dal Referendum del giugno 2011? ACEA e Carabinieri se lo sono dimenticato?
Il problema esiste. L'ACEA è a conoscenza che da un contatore presso Piazza dei Piroscafi vengono alimentate da più di 30 anni almeno 70 famiglie e che questo contatore è intestato a una persona defunta, motivo principale della morosità presentatasi negli ultimi anni.
Ci domandiamo, l'ACEA a chi ha inviato i solleciti, compresa la comunicazione di costituzione in mora? Oppure l'ACEA ha operato una risoluzione contrattuale d'ufficio?
L'ACEA, consapevole che a quell'utenza sono collegate 70 famiglie, si è preoccupata di avvisarle o si è limitata ad inviare comunicazioni a un morto?
Ci domandiamo, i Carabinieri, consapevoli della situazione (tanto da essere intervenuti con ben due pattuglie a scorta della squadra ACEA), si sono resi conto che così facendo hanno facilitato l'insorgere di tensioni sociali nell'area? I Carabinieri si sono preoccupati di valutare quanti bambini, anziani e disabili sarebbero stati costretti ad affrontare situazioni igienico sanitarie proibitive per l'assenza dell'acqua?
Si chiede con urgenza un intervento chiarificatorio da parte dell'ACEA, nonché spiegazioni dell'irresponsabile operato dei Carabinieri ma soprattutto una soluzione da parte del X Municipio, competente per territorio.
Il Municipio dove è?
Mentre va avanti l’esame parlamentare del Collegato Ambientale alla Legge di Stabilità (legge 147/2013) che prevede all'interno l'introduzione della 'Tariffa sociale del servizio idrico integrato' (art.26) e un regolamento per gestire il fenomeno della 'Morosità nel servizio idrico integrato' (art.27), garantendo però un livello minimo di fornitura di acqua anche alle utenze non in regola con i pagamenti, oggi si interviene con il pugno di ferro all'Idroscalo di Ostia che vive già di per sè condizioni di disagio sociale. Non serve che anche ACEA e soprattutto i Carabinieri peggiorino la situazione. Dove è finito l'obiettivo di rafforzare la natura "pubblica" della risorsa acqua, come richiesto anche dal Referendum del giugno 2011? ACEA e Carabinieri se lo sono dimenticato?
Il problema esiste. L'ACEA è a conoscenza che da un contatore presso Piazza dei Piroscafi vengono alimentate da più di 30 anni almeno 70 famiglie e che questo contatore è intestato a una persona defunta, motivo principale della morosità presentatasi negli ultimi anni.
Ci domandiamo, l'ACEA a chi ha inviato i solleciti, compresa la comunicazione di costituzione in mora? Oppure l'ACEA ha operato una risoluzione contrattuale d'ufficio?
L'ACEA, consapevole che a quell'utenza sono collegate 70 famiglie, si è preoccupata di avvisarle o si è limitata ad inviare comunicazioni a un morto?
Ci domandiamo, i Carabinieri, consapevoli della situazione (tanto da essere intervenuti con ben due pattuglie a scorta della squadra ACEA), si sono resi conto che così facendo hanno facilitato l'insorgere di tensioni sociali nell'area? I Carabinieri si sono preoccupati di valutare quanti bambini, anziani e disabili sarebbero stati costretti ad affrontare situazioni igienico sanitarie proibitive per l'assenza dell'acqua?
Si chiede con urgenza un intervento chiarificatorio da parte dell'ACEA, nonché spiegazioni dell'irresponsabile operato dei Carabinieri ma soprattutto una soluzione da parte del X Municipio, competente per territorio.
domenica 5 ottobre 2014
OSTIA, PEDONALIZZAZIONE: SCATTA LA DENUNCIA PER FALSO IDEOLOGICO
Inoltrata alla Procura di Roma la denuncia nei confronti del X Municipio per falso ideologico. Nessuna manifestazione si è tenuta quest'estate su sede stradale, come invece risulta scritto nella determinazione dirigenziale che ha giustificato la chiusura del lungomare. Una menzogna in atto pubblico che può costare ai responsabili la pena della reclusione da 1 a 6 anni (nell’ipotesi aggravata è prevista la reclusione da 3 a 10 anni). In sostanza il X Municipio ha ingannato la fede pubblica cioè la fiducia che la collettività ripone nel ruolo amministrativo del X Municipio.
LA DENUNCIA
Considerata la complessità della formazione degli atti che hanno portato alla chiusura estiva del lungomare di Ostia, la denuncia è rivolta contro ignoti, ma interessa comunque sia gli organi politici (il presidente del X Municipio, Andrea Tassone, in testa) che quelli amministrativi. Esente da colpe la U.O. X Gruppo Mare del Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale che è stata indotta ad adottare una non veritiera determinazione dirigenziale di chiusura del lungomare, resasi necessaria poiché il tratto di lungomare indicato risultava “interessato da occupazioni di suolo pubblico relative ad eventi autorizzati dal Municipio X" (DD 939 del 12 giugno 2014, prot.42390, pratica UTSS 34617).
Ricordiamo che il delitto di falso ideologico, di cui all'art. 479 c.p., presuppone necessariamente l’occultamento della situazione reale, così come ha fatto il X Municipio che ha continuato imperterrito a mantenere, senza alcun motivo, la chiusura della sede stradale, imponendo addirittura alla Polizia Locale di Roma Capitale la rimozione degli autoveicoli, residenti compresi. Mai il X Municipio ha informato la Polizia Locale di Roma Capitale che non ci sarebbe più stata alcuna occupazione della sede stradale del lungomare interessato. Un danno enorme per la collettività: ben 3.177 multe per divieto di sosta.
Ai sensi e per gli effetti dell’art. 479 c.p., chiediamo dunque con la nostra denuncia di punire i responsabili del X Municipio che, nei propri ruoli di pubblici ufficiali, hanno formato atti nell'esercizio delle loro funzioni, attestando falsamente che un fatto era stato da loro compiuto, vale a dire quello di autorizzare eventi su sede stradale per giustificare una pedonalizzazione di pura propaganda politica. Una grave violazione non solo della fiducia riposta dal cittadino nella funzione amministrativa del X Municipio, ma anche una violazione della sicurezza delle relazioni giuridiche all'interno del sistema sociale.
Il X Municipio con coscienza e volontà ha attestato falsamente qualcosa in un atto pubblico, seppure le contestazioni delle categorie dei commercianti, dei balneari e dei cittadini avessero richiesto più volte una spiegazione dei fatti a tutti evidenti: la sede stradale del lungomare era libera da eventi e non necessitava di alcuna chiusura.
I FATTI
La genesi di questa sconcertante vicenda risiede nella Determinazione Dirigenziale n. 1337 del 14 maggio 2014 con la quale è stato approvato un “Avviso Informativo Pubblico rivolto ad Associazioni, artisti, enti ed altri soggetti per lo svolgimento di attività promozionali ed eventi nei giorni di pedonalizzazione del Lungomare di Ostia, 15 giugno/24 agosto 2014”. In tale avviso si citava (testualmente): “I gazebo dovranno essere forniti, montati e smontati dagli stessi soggetti, potranno avere un ingombro massimo a terra di 4x4 mt., altezza massima di 2,5 mt. e posizionati sulla carreggiata esterna del lungomare, in aderenza allo spartitraffico, in modo da garantire l’eventuale passaggio di mezzi di sicurezza e di soccorso (i mezzi di sicurezza e/o soccorso potranno comunque utilizzare in qualsiasi momento anche la carreggiata interna)”.
Il tratto del lungomare interessato era quello definito nella memoria di Giunta n. 2 del 9 maggio 2014, tra via Giuliano da Sangallo e Piazzale Magellano (esclusa) nel periodo compreso tra il 15 giugno ed il 24 agosto 2014.
Successivamente, il 5 giugno 2014, presso la Sala Protomoteca del Campidoglio si è tenuta una Conferenza dei Servizi per stabilire la chiusura serale di un tratto del lungomare, rimodulando le date dal 14 giugno al 24 agosto 2014. A questa Conferenza dei Servizi è seguita la memoria di Giunta del X Municipio, la n.11 del 6 giugno 2014, con la quale si decideva, in forma non del tutto regolare secondo il diritto amministrativo, la chiusura serale estiva al traffico veicolare del tratto di lungomare di Ostia compreso tra via Giuliano da Sangallo e via del Bucintoro (estensione dunque della precedente memoria).
Ultimo passaggio, da parte della U.O. Gruppo X Mare del Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale, la Determinazione Dirigenziale n. 939 del 12 giugno 2014 con la quale si approvava l'istituzione provvisoria di disciplina traffico per l'area in questione. La motivazione era quella sopra riportata: la chiusura al traffico veicolare del tratto di lungomare risultava necessaria perché il tratto indicato era “interessato da occupazioni di suolo pubblico relative ad eventi autorizzati dal Municipio X".
Ora, seppure la memoria di Giunta n.11 del 6 giugno avesse giustificato la pedonalizzazione per "sperimentare un tipo diverso di vivibilità e di mobilità nella cittadina di Ostia Lido", nascondendo nell'atto la vera motivazione poi inserita nella determinazione della Polizia Locale del 12 giugno, il fatto grave è che sempre il 12 giugno il X Municipio, con determinazione dirigenziale n.1564, posticipava la pubblicazione degli organismi ritenuti idonei per lo svolgimento delle attività inerenti all'avviso pubblico.
Solo il 19 giugno con determinazione dirigenziale n.1668/2014 (prot.76140/2014) il X Municipio approvava la graduatoria dell’avviso pubblico sopra menzionato riservandosi, con successiva nota, di invitare i proponenti per la scelta del posto dove allestire i gazebo. Mai i gazebo verranno posizionati su sede stradale, come previsto dall'avviso pubblico, ma il lungomare resterà chiuso come se invece ci fossero.
CONCLUSIONI
LA DENUNCIA
Considerata la complessità della formazione degli atti che hanno portato alla chiusura estiva del lungomare di Ostia, la denuncia è rivolta contro ignoti, ma interessa comunque sia gli organi politici (il presidente del X Municipio, Andrea Tassone, in testa) che quelli amministrativi. Esente da colpe la U.O. X Gruppo Mare del Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale che è stata indotta ad adottare una non veritiera determinazione dirigenziale di chiusura del lungomare, resasi necessaria poiché il tratto di lungomare indicato risultava “interessato da occupazioni di suolo pubblico relative ad eventi autorizzati dal Municipio X" (DD 939 del 12 giugno 2014, prot.42390, pratica UTSS 34617).
Ricordiamo che il delitto di falso ideologico, di cui all'art. 479 c.p., presuppone necessariamente l’occultamento della situazione reale, così come ha fatto il X Municipio che ha continuato imperterrito a mantenere, senza alcun motivo, la chiusura della sede stradale, imponendo addirittura alla Polizia Locale di Roma Capitale la rimozione degli autoveicoli, residenti compresi. Mai il X Municipio ha informato la Polizia Locale di Roma Capitale che non ci sarebbe più stata alcuna occupazione della sede stradale del lungomare interessato. Un danno enorme per la collettività: ben 3.177 multe per divieto di sosta.
Ai sensi e per gli effetti dell’art. 479 c.p., chiediamo dunque con la nostra denuncia di punire i responsabili del X Municipio che, nei propri ruoli di pubblici ufficiali, hanno formato atti nell'esercizio delle loro funzioni, attestando falsamente che un fatto era stato da loro compiuto, vale a dire quello di autorizzare eventi su sede stradale per giustificare una pedonalizzazione di pura propaganda politica. Una grave violazione non solo della fiducia riposta dal cittadino nella funzione amministrativa del X Municipio, ma anche una violazione della sicurezza delle relazioni giuridiche all'interno del sistema sociale.
Il X Municipio con coscienza e volontà ha attestato falsamente qualcosa in un atto pubblico, seppure le contestazioni delle categorie dei commercianti, dei balneari e dei cittadini avessero richiesto più volte una spiegazione dei fatti a tutti evidenti: la sede stradale del lungomare era libera da eventi e non necessitava di alcuna chiusura.
I FATTI
La genesi di questa sconcertante vicenda risiede nella Determinazione Dirigenziale n. 1337 del 14 maggio 2014 con la quale è stato approvato un “Avviso Informativo Pubblico rivolto ad Associazioni, artisti, enti ed altri soggetti per lo svolgimento di attività promozionali ed eventi nei giorni di pedonalizzazione del Lungomare di Ostia, 15 giugno/24 agosto 2014”. In tale avviso si citava (testualmente): “I gazebo dovranno essere forniti, montati e smontati dagli stessi soggetti, potranno avere un ingombro massimo a terra di 4x4 mt., altezza massima di 2,5 mt. e posizionati sulla carreggiata esterna del lungomare, in aderenza allo spartitraffico, in modo da garantire l’eventuale passaggio di mezzi di sicurezza e di soccorso (i mezzi di sicurezza e/o soccorso potranno comunque utilizzare in qualsiasi momento anche la carreggiata interna)”.
Il tratto del lungomare interessato era quello definito nella memoria di Giunta n. 2 del 9 maggio 2014, tra via Giuliano da Sangallo e Piazzale Magellano (esclusa) nel periodo compreso tra il 15 giugno ed il 24 agosto 2014.
Successivamente, il 5 giugno 2014, presso la Sala Protomoteca del Campidoglio si è tenuta una Conferenza dei Servizi per stabilire la chiusura serale di un tratto del lungomare, rimodulando le date dal 14 giugno al 24 agosto 2014. A questa Conferenza dei Servizi è seguita la memoria di Giunta del X Municipio, la n.11 del 6 giugno 2014, con la quale si decideva, in forma non del tutto regolare secondo il diritto amministrativo, la chiusura serale estiva al traffico veicolare del tratto di lungomare di Ostia compreso tra via Giuliano da Sangallo e via del Bucintoro (estensione dunque della precedente memoria).
Ultimo passaggio, da parte della U.O. Gruppo X Mare del Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale, la Determinazione Dirigenziale n. 939 del 12 giugno 2014 con la quale si approvava l'istituzione provvisoria di disciplina traffico per l'area in questione. La motivazione era quella sopra riportata: la chiusura al traffico veicolare del tratto di lungomare risultava necessaria perché il tratto indicato era “interessato da occupazioni di suolo pubblico relative ad eventi autorizzati dal Municipio X".
Ora, seppure la memoria di Giunta n.11 del 6 giugno avesse giustificato la pedonalizzazione per "sperimentare un tipo diverso di vivibilità e di mobilità nella cittadina di Ostia Lido", nascondendo nell'atto la vera motivazione poi inserita nella determinazione della Polizia Locale del 12 giugno, il fatto grave è che sempre il 12 giugno il X Municipio, con determinazione dirigenziale n.1564, posticipava la pubblicazione degli organismi ritenuti idonei per lo svolgimento delle attività inerenti all'avviso pubblico.
Solo il 19 giugno con determinazione dirigenziale n.1668/2014 (prot.76140/2014) il X Municipio approvava la graduatoria dell’avviso pubblico sopra menzionato riservandosi, con successiva nota, di invitare i proponenti per la scelta del posto dove allestire i gazebo. Mai i gazebo verranno posizionati su sede stradale, come previsto dall'avviso pubblico, ma il lungomare resterà chiuso come se invece ci fossero.
CONCLUSIONI
Soldi buttati, continue contestazioni dei residenti e dei commercianti esasperati, segnaletica stradale irregolare, nessuna trasparenza amministrativa sui costi reali, manifesti abusivi per il concerto degli Stadio e si potrebbe andare avanti per pagine intere. Il fatto più grave rimane che su strade vuote, la cui chiusura è stata falsamente giustificata, sono state elevate ben 3.177 multe per divieto di sosta. A cosa è servito? A ripagare gli straordinari della Polizia Locale inutilmente occupata ai varchi?
lunedì 25 agosto 2014
OSTIA, CHIUDE LA PEDONALIZZAZIONE TRA I FISCHI
Si chiude la fase estiva della pedonalizzazione del lungomare con i commenti negativi dei cittadini raccolti dal nostro sondaggio pubblico. Il coro è unanime: un progetto senza idee, un'area troppo vasta, pochissimi eventi e quei pochi male organizzati, caos parcheggi, bancarelle davanti alle attività commerciali, senza contare i problemi per i residenti e la scelta di un'area dove il mare è 'invisibile'. Aggiungiamo i 25 mila euro spesi dal Comune per mettere dei cartelli sbagliati (riportavano l'orario di chiusura al traffico in difformità da quanto previsto dai vigili urbani), l'inutilità delle 7 aree di parcheggio (lontanissime) e del servizio 'Navette Mare' (autobus vuoti), ma anche lo scandalo dei 100mila euro spesi dalla Regione Lazio con poca trasparenza, di cui 45 mila per il concerto degli Stadio e oltre 12 mila per le riprese, concerto pubblicizzato dal Municipio addirittura con affissioni abusive contestate dallo stesso Comune di Roma. Appena l'11% dei circa 200 commenti finora pervenutici nelle prime 24 ore del sondaggio si ritiene soddisfatto, ammettendo la presenza di "qualche difetto, che certamente si correggerà, come per tutte le sperimentazioni, peraltro con poche risorse". In realtà le risorse, almeno quelle economiche, ci sono state eccome. Da una prima stima delle spese sostenute (straordinari dei vigili urbani, rimborsi per la protezione civile, spese dei cartelli, contributi istituzionali, mancati introiti per l'occupazione del suolo pubblico, etc.), l'importo a carico delle casse pubbliche si è aggirato intorno a un milione di euro. Forti le lamentele dei poveri cittadini capitati sotto le grinfie della polizia municipale che si son visti multare e, in alcuni casi, rimuovere l'auto perché parcheggiata sul lungomare. E qui sta il paradosso di questa finta pedonalizzazione, richiesta dal Municipio e autorizzata dai vigili urbani "poiché il tratto indicato è interessato da occupazioni di suolo pubblico relative ad eventi autorizzati dal Municipio X". Gli unici eventi sono stati infatti al pontile (squallida l'esibizione di bancarelle e biliardini 'calcio balilla'), al cosiddetto 'curvone (un caciarone Villaggio Mondiale, andato deserto per molte serate, complice anche l'eliminazione dell'Italia) e presso i giardini storici davanti al Plinius (occupati da strutture più volte sanzionate dove addirittura si sono annaffiate le aree verdi con l'uso dell'acqua potabile delle bocchette pubbliche). Nessun evento che aveva bisogno della chiusura della sede stradale o almeno di entrambe le carreggiate del lungomare. I cittadini già avevano cotestato l'edizione autunnale per gli stessi motivi ma il Municipio ha voluto imporre la sua sfida ai commercianti, noncurante della gestione del bene pubblico. Assenti anche i tradizionali fuochi d'artificio di ferragosto. In compenso, tra tanta desolazione (per molte sere assente anche l'illuminazione stradale) non è mancato il rumore soprattutto del Villaggio Mondiale, quasi a voler richiamare un'attenzione non dovuta per la pochezza dei contenuti. A tutto questo, si aggiunge l'alibi del maltempo menzionato dal Municipio. Ma se questo è il massimo che si riesce a fare d'estate e ci si lamenta del maltempo, figuriamoci se Ostia può pensare a una destagionalizzazione in veste di meta turistica: d'inverno cosa ci proporrà Tassone, presidente del Municipio, le caldarroste?
sabato 23 agosto 2014
OSTIA, L'EPILOGO DELLA FINTA PEDONALIZZAZIONE
Un ridicolo sondaggio del Comune di Roma, introdotto da una mail di Andrea Tassone, presidente del nostro Municipio, vuole sapere l'opinione della gente sulla finta pedonalizzazione del lungomare di Ostia. Un flop che si cerca di salvare con dati raccolti da un 'sondaggio'? Beh, allora lo facciamo pure noi.
Chi volesse esprimere la sua opinione sul lungomare pedonalizzato lo può fare rispondendo a poche domande di un apposito modulo messo a disposizione dei cittadini.
Condividetelo, così confronteremo i nostri dati con i loro dati: http://1drv.ms/1p1DTYC
Chi volesse esprimere la sua opinione sul lungomare pedonalizzato lo può fare rispondendo a poche domande di un apposito modulo messo a disposizione dei cittadini.
Condividetelo, così confronteremo i nostri dati con i loro dati: http://1drv.ms/1p1DTYC
martedì 19 agosto 2014
LA STRAGE DEI PINI DI OSTIA: DENUNCIA ALLA CORTE DEI CONTI
Denuncia alla Corte dei Conti per come sono stati spesi nel 2014 molti, troppi, soldi pubblici per la potatura dei pini nel Municipio X.
I lavori di potatura (spesso selvaggia) dei pini sono iniziati in primavera, compresa la via Cristoforo Colombo e via di Castelfusano, strade dove i pini ricoprono anche un elevato valore paesaggistico. I lavori ancora procedono, incuranti delle prescrizioni che questi alberi impongono, soprattutto per quanto riguarda il periodo di potatura che dovrebbe essere quello invernale, la fase fenologica migliore, quando la pianta è al massimo delle forze e quando il rischio di attacchi di patogeni è più basso. Non solo, ma le potature nel Municipio X sono spesso avvenute in corrispondenza di lavori di rifacimento del manto stradale, con gravi danni all'apparato radicale di superficie, fondamentale per la stabilità della pianta stessa. Non ci risulta che i lavori siano stati eseguiti con l'assistenza di un agronomo come invece aveva garantito l'assessore comunale ai Lavori Pubblici, Paolo Masini, dal cui Dipartimento sono arrivati gran parte dei soldi.
Disastrosa anche la trasparenza amministrativa sull'affidamento di questi lavori in somma urgenza che il Municipio è stato costretto a fare dopo la morte dell'uomo rimasto vittima a inizio anno sulla via Cristoforo Colombo proprio per la caduta di un pino.
DANNI ALL'APPARATO RADICALE
Le radici dei pini, oltre alle funzioni di assorbimento, trasporto e immagazzinamento di sostanze utili per la vita della pianta, assolvono alla funzione biomeccanica di ancoraggio dell’albero al terreno. La caratteristica delle radici di un pino è di svilupparsi più in larghezza che in profondità: tagliandole, è impossibile che il pino rimanga in piedi. Eppure ciò è avvenuto, p.es., su via di Castelfusano, via dei Pescatori e via di Castelporziano, esponendo dunque i pini, in prossimità dei tagli sui tessuti radicali, anche all'attacco di agenti patogeni. Ricordiamo che di solito, in condizioni normali, il sistema radicale si estende, in larghezza, per un diametro pari a una volta e mezzo la proiezione della chioma sul terreno, scendendo nello strato poroso ed ossigenato fino a circa 60-80 cm di profondità (a seconda della struttura del terreno: in un terreno sassoso la profondità aumenta, in un terreno argilloso diminuisce). Invece, nei lavori eseguiti nel Municipio X, le radici sono state ridotte, 'grattate' e ricoperte d'asfalto per il rifacimento del manto stradale, aumentando il rischio di schianti e crolli improvvisi delle piante.
'SBRANCATURA' DEI RAMI
Per ignote questioni di sicurezza, invece di redigere un controllo sullo stato di salute di ciascun pino e poi intervenire, è stata eseguita un'indistinta potatura di tutti i pini mediante la tecnica che in gergo si chiama 'sbrancatura'. Consiste nell'asportare tutti i rami bassi lasciando solo un ciuffo di chioma apicale, riducendo il pino a "uno spazzolino del cesso". In tali situazioni, la pianta reagisce all'asportazione di foglie (gli aghi) ricreando foglie in abbondanza sui rami rimasti alla sommità, innalzando la chioma e di conseguenza innalzando il punto di applicazione delle forze del vento, che avrà più gioco sull'intera altezza della pianta e tenderà a scalzarla esercitando un effetto leva lungo l’intera struttura. E' evidente che tutto ciò peggiora la situazione di stabilità del pino se accompagnato dai danni subiti dall'apparato radicale. Inoltre, rimuovendo i rami bassi, si espongono improvvisamente al vento rami che fino ad allora sono stati protetti all'interno della chioma e che non sono mai stati oggetto di tensione dinamica (gli stimoli esterni) e non hanno sviluppato quindi la giusta elasticità nei tessuti di sostegno. Spesso questi rami interni si “appoggiavano” su un ramo inferiore, e quando quest’ultimo viene asportato viene a mancare il sostegno al ramo superiore col conseguente crollo del ramo stesso (come sta accadendo).
E' per tali motivi che su tutti gli alberi che vivono in un contesto urbano o lungo le strade, è fortemente sconsigliato innalzare la chioma togliendo le corone: più è alto un albero, maggiore è l’effetto esercitato dal vento, che agisce sulla vegetazione come fosse una vela di una nave.
APPALTI NON TRASPARENTI
Senza alcun bando di gara, senza alcuna pubblicazione integrale delle determinazioni dirigenziali con le quali sono stati affidati i lavori, risultano esser stati spesi, solo nel Municipio X, almeno 2 milioni di euro per le potature. Negli elenchi degli atti amministrativi previsti per legge (Dlgs 33/2013, artt. 33 e 37), da pubblicare sul sito del Comune di Roma, non risulta sempre il nome della ditta e quelle che risultano sono sempre le stesse. Aggiungiamo che lavori di questo tipo non prevedono alcun collaudo ma solo la dichiarazione della ditta della corretta esecuzione dei lavori. Visto come sono stati condotti, non c'è molto da fidarsi.
In aggiunta è da segnalare che tutti i tagli finora eseguiti sono stati fatti con le motoseghe e non, come prescrive la moderna arboricoltura, a segaccio. I tagli neppure si sono limitati a rami inferiori a 3 cm di diametro e né è stato rispettato il limite del 20% del verde della pianta. Tagli sconsiderati a favorire l'innalzamento della chioma eliminando i rami più bassi e in alcuni casi addirittura eseguendo potature di formazione che, su queste piante, sono del tutto vietate.
Danni perenni, considerato che i pini non hanno capacità di ricacciare dopo il taglio e hanno una ramificazione a fusto semplice, cioè con un solo asse principale che cresce più dei rami secondari.
Si è dunque alterato l'equilibrio interno delle forze che agiscono sui nostri pini, frutto di una serie di forze e resistenze che nel loro complesso danno alla pianta la stabilità necessaria per stare in piedi e non cadere. Intervenire in maniera sconsiderata su un pino può essere la causa di gravi scompensi negli equilibri delle forze della pianta. Qui, nel Municipio X, pagando addirittura due milioni di euro, ci sono riusciti.
I lavori di potatura (spesso selvaggia) dei pini sono iniziati in primavera, compresa la via Cristoforo Colombo e via di Castelfusano, strade dove i pini ricoprono anche un elevato valore paesaggistico. I lavori ancora procedono, incuranti delle prescrizioni che questi alberi impongono, soprattutto per quanto riguarda il periodo di potatura che dovrebbe essere quello invernale, la fase fenologica migliore, quando la pianta è al massimo delle forze e quando il rischio di attacchi di patogeni è più basso. Non solo, ma le potature nel Municipio X sono spesso avvenute in corrispondenza di lavori di rifacimento del manto stradale, con gravi danni all'apparato radicale di superficie, fondamentale per la stabilità della pianta stessa. Non ci risulta che i lavori siano stati eseguiti con l'assistenza di un agronomo come invece aveva garantito l'assessore comunale ai Lavori Pubblici, Paolo Masini, dal cui Dipartimento sono arrivati gran parte dei soldi.
Disastrosa anche la trasparenza amministrativa sull'affidamento di questi lavori in somma urgenza che il Municipio è stato costretto a fare dopo la morte dell'uomo rimasto vittima a inizio anno sulla via Cristoforo Colombo proprio per la caduta di un pino.
DANNI ALL'APPARATO RADICALE
Le radici dei pini, oltre alle funzioni di assorbimento, trasporto e immagazzinamento di sostanze utili per la vita della pianta, assolvono alla funzione biomeccanica di ancoraggio dell’albero al terreno. La caratteristica delle radici di un pino è di svilupparsi più in larghezza che in profondità: tagliandole, è impossibile che il pino rimanga in piedi. Eppure ciò è avvenuto, p.es., su via di Castelfusano, via dei Pescatori e via di Castelporziano, esponendo dunque i pini, in prossimità dei tagli sui tessuti radicali, anche all'attacco di agenti patogeni. Ricordiamo che di solito, in condizioni normali, il sistema radicale si estende, in larghezza, per un diametro pari a una volta e mezzo la proiezione della chioma sul terreno, scendendo nello strato poroso ed ossigenato fino a circa 60-80 cm di profondità (a seconda della struttura del terreno: in un terreno sassoso la profondità aumenta, in un terreno argilloso diminuisce). Invece, nei lavori eseguiti nel Municipio X, le radici sono state ridotte, 'grattate' e ricoperte d'asfalto per il rifacimento del manto stradale, aumentando il rischio di schianti e crolli improvvisi delle piante.
'SBRANCATURA' DEI RAMI
Per ignote questioni di sicurezza, invece di redigere un controllo sullo stato di salute di ciascun pino e poi intervenire, è stata eseguita un'indistinta potatura di tutti i pini mediante la tecnica che in gergo si chiama 'sbrancatura'. Consiste nell'asportare tutti i rami bassi lasciando solo un ciuffo di chioma apicale, riducendo il pino a "uno spazzolino del cesso". In tali situazioni, la pianta reagisce all'asportazione di foglie (gli aghi) ricreando foglie in abbondanza sui rami rimasti alla sommità, innalzando la chioma e di conseguenza innalzando il punto di applicazione delle forze del vento, che avrà più gioco sull'intera altezza della pianta e tenderà a scalzarla esercitando un effetto leva lungo l’intera struttura. E' evidente che tutto ciò peggiora la situazione di stabilità del pino se accompagnato dai danni subiti dall'apparato radicale. Inoltre, rimuovendo i rami bassi, si espongono improvvisamente al vento rami che fino ad allora sono stati protetti all'interno della chioma e che non sono mai stati oggetto di tensione dinamica (gli stimoli esterni) e non hanno sviluppato quindi la giusta elasticità nei tessuti di sostegno. Spesso questi rami interni si “appoggiavano” su un ramo inferiore, e quando quest’ultimo viene asportato viene a mancare il sostegno al ramo superiore col conseguente crollo del ramo stesso (come sta accadendo).
E' per tali motivi che su tutti gli alberi che vivono in un contesto urbano o lungo le strade, è fortemente sconsigliato innalzare la chioma togliendo le corone: più è alto un albero, maggiore è l’effetto esercitato dal vento, che agisce sulla vegetazione come fosse una vela di una nave.
APPALTI NON TRASPARENTI
Senza alcun bando di gara, senza alcuna pubblicazione integrale delle determinazioni dirigenziali con le quali sono stati affidati i lavori, risultano esser stati spesi, solo nel Municipio X, almeno 2 milioni di euro per le potature. Negli elenchi degli atti amministrativi previsti per legge (Dlgs 33/2013, artt. 33 e 37), da pubblicare sul sito del Comune di Roma, non risulta sempre il nome della ditta e quelle che risultano sono sempre le stesse. Aggiungiamo che lavori di questo tipo non prevedono alcun collaudo ma solo la dichiarazione della ditta della corretta esecuzione dei lavori. Visto come sono stati condotti, non c'è molto da fidarsi.
In aggiunta è da segnalare che tutti i tagli finora eseguiti sono stati fatti con le motoseghe e non, come prescrive la moderna arboricoltura, a segaccio. I tagli neppure si sono limitati a rami inferiori a 3 cm di diametro e né è stato rispettato il limite del 20% del verde della pianta. Tagli sconsiderati a favorire l'innalzamento della chioma eliminando i rami più bassi e in alcuni casi addirittura eseguendo potature di formazione che, su queste piante, sono del tutto vietate.
Danni perenni, considerato che i pini non hanno capacità di ricacciare dopo il taglio e hanno una ramificazione a fusto semplice, cioè con un solo asse principale che cresce più dei rami secondari.
Si è dunque alterato l'equilibrio interno delle forze che agiscono sui nostri pini, frutto di una serie di forze e resistenze che nel loro complesso danno alla pianta la stabilità necessaria per stare in piedi e non cadere. Intervenire in maniera sconsiderata su un pino può essere la causa di gravi scompensi negli equilibri delle forze della pianta. Qui, nel Municipio X, pagando addirittura due milioni di euro, ci sono riusciti.
mercoledì 6 agosto 2014
ABUSIVI I MANIFESTI DI 'OSTIA MON AMOUR': LO CONFERMA IL COMUNE DI ROMA
Abbiamo la conferma ufficiale del Servizio Pubbliche Affissioni del Comune di Roma: i manifesti fatti affiggere dalla Regione Lazio e dal Municipio X per il concerto degli Stadio, ad Ostia, all'interno della discussa pedonalizzazione del lungomare ('Ostia mon Amour'), erano abusivi.
Era il 25 luglio quando li abbiamo fotografati dopo aver ricevuto, da giorni, decine di segnalazioni dei cittadini che lamentavano la presenza di migliaia di questi manifesti affissi ovunque: pensiline degli autobus, recinzioni dei cantieri, muri di proprietà private, cabine elettriche, etc., molti di essi addirittura fuori dal Municipio X. Le foto parlavano chiaro: su tutti era assente il timbro a secco, in alto a destra, che ne autorizzava l'affissione. Ora ci aspettiamo le dovute sanzioni verso i committenti: Regione Lazio e Municipio X che non potranno dire che 'non ne sapevano nulla'.
Alcuni chiarimenti sono d'obbligo. I manifesti in questione sono competenza del servizio delle pubbliche affissioni, regolamentato dall'art.18 del D.Lgs. 507/1993: "... manifesti di qualunque materiale costituiti, contenenti comunicazioni aventi finalità istituzionali, sociali o comunque prive di rilevanza economica". Le attività di natura amministrativa, cioè le autorizzazioni, vengono svolte da un apposito dipartimento del comune mentre l'affissione materiale dei manifesti viene affidata, tramite gara d'appalto, a una società esterna alla quale è riconosciuto un corrispettivo annuale variabile in ragione del numero di manifesti affissi.
Anche se la carenza degli spazi per le 'pubbliche affissioni' prevede la possibilità di mettere manifesti un po' dovunque, p.es., sui bandoni dei cantieri, l'affissione deve però avvenire sempre all'interno della regolarità amministrativa: timbratura del manifesto, affissione in spazio autorizzato, rispetto della durata espositiva, affidamento alla ditta incaricata.
Il caso di 'Ostia mon Amour', del concerto degli Stadio al pontile di Ostia per il 30 luglio, è dunque scandaloso per i seguenti 4 motivi
Ricordiamo che a Roma, gli introiti dei diritti di affissione non sono neppure sufficienti a coprire le spese sostenute per l'affissione materiale, senza contare i costi aggiuntivi della struttura comunale che cura la gestione del servizio. Al contrario a Milano, p.es., i ricavi sono invece il quadruplo di Roma. Una multa, nel nostro caso, vista la quantità di manifesti abusivi affissi (e defissi) oscilla globalmente intorno a 100mila euro: chi li paga? Perché su una cosa siamo certi e cioè che qualcuno, questo scempio, lo dovrà pagare. Sarà dunque un ulteriore costo di una iniziativa fallita ('Ostia mon Amour') che doveva essere'a costo zero per le casse comunali' e che invece supererà al termine dei due mesi il milione di euro. Alla faccia dell'imbarazzanti rassicurazioni del presidente del Municipio X, Andrea Tassone, che ora dovrà rispondere in prima persona di questo scandalo.
Era il 25 luglio quando li abbiamo fotografati dopo aver ricevuto, da giorni, decine di segnalazioni dei cittadini che lamentavano la presenza di migliaia di questi manifesti affissi ovunque: pensiline degli autobus, recinzioni dei cantieri, muri di proprietà private, cabine elettriche, etc., molti di essi addirittura fuori dal Municipio X. Le foto parlavano chiaro: su tutti era assente il timbro a secco, in alto a destra, che ne autorizzava l'affissione. Ora ci aspettiamo le dovute sanzioni verso i committenti: Regione Lazio e Municipio X che non potranno dire che 'non ne sapevano nulla'.
Alcuni chiarimenti sono d'obbligo. I manifesti in questione sono competenza del servizio delle pubbliche affissioni, regolamentato dall'art.18 del D.Lgs. 507/1993: "... manifesti di qualunque materiale costituiti, contenenti comunicazioni aventi finalità istituzionali, sociali o comunque prive di rilevanza economica". Le attività di natura amministrativa, cioè le autorizzazioni, vengono svolte da un apposito dipartimento del comune mentre l'affissione materiale dei manifesti viene affidata, tramite gara d'appalto, a una società esterna alla quale è riconosciuto un corrispettivo annuale variabile in ragione del numero di manifesti affissi.
Anche se la carenza degli spazi per le 'pubbliche affissioni' prevede la possibilità di mettere manifesti un po' dovunque, p.es., sui bandoni dei cantieri, l'affissione deve però avvenire sempre all'interno della regolarità amministrativa: timbratura del manifesto, affissione in spazio autorizzato, rispetto della durata espositiva, affidamento alla ditta incaricata.
Il caso di 'Ostia mon Amour', del concerto degli Stadio al pontile di Ostia per il 30 luglio, è dunque scandaloso per i seguenti 4 motivi
- i manifesti sono stati affissi in spazi non consentiti neanche alla pubblica affissione;
- i manifesti sono stati affissi da una ditta differente dalla società affidataria per il servizio delle pubbliche affissioni;
- i manifesti sono stati affissi senza alcuna autorizzazione del dipartimento competente;
- i manifesti sono stati affissi prima della durata espositiva (26-30 luglio) autorizzata.
Ricordiamo che a Roma, gli introiti dei diritti di affissione non sono neppure sufficienti a coprire le spese sostenute per l'affissione materiale, senza contare i costi aggiuntivi della struttura comunale che cura la gestione del servizio. Al contrario a Milano, p.es., i ricavi sono invece il quadruplo di Roma. Una multa, nel nostro caso, vista la quantità di manifesti abusivi affissi (e defissi) oscilla globalmente intorno a 100mila euro: chi li paga? Perché su una cosa siamo certi e cioè che qualcuno, questo scempio, lo dovrà pagare. Sarà dunque un ulteriore costo di una iniziativa fallita ('Ostia mon Amour') che doveva essere'a costo zero per le casse comunali' e che invece supererà al termine dei due mesi il milione di euro. Alla faccia dell'imbarazzanti rassicurazioni del presidente del Municipio X, Andrea Tassone, che ora dovrà rispondere in prima persona di questo scandalo.
martedì 29 luglio 2014
OSTIA, FABER BEACH: STAND-UP LASCIA, LIBERA PRESIDIA
Dopo l’uscita del Collettivo La Talpa, anche tutta la rete Stand Up di volontari lascia il Faber Beach.
Rimane invece Libera, nonostante appartenga alla rete Stand Up, insieme all'amministratore giudiziario, Mauro Messina, che aveva millantato che il “progetto di riqualificazione e di legalizzazione del Faber Beach” è “il primo e l’unico in Italia” aventi come attori addirittura il Procuratore Giuseppe Pignatone e l’Avvocatura Capitolina, fatto smentito da questi ultimi.
Rimane dunque l'antimafia di professione di “Libera”, che fa finta di non sapere che la mafia non è mai esistita al Faber Beach. Si è trattato dunque di un brevissimo percorso di legalità perché, come conferma il Gruppo X 'Mare' del Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale, le autorizzazioni per organizzare eventi sono pervenute solo a metà maggio (1) anche se gli eventi sono iniziati già dai primi di aprile. Addirittura per il Municipio X (2), alla data del 5 giugno 2014, non c'era alcun provvedimento autorizzativo 'finale' per l'apertura della spiaggia dalle ore 19 alle ore 22. Sarebbe allora da capire come possono essersi tenuti eventi e aperture fino alle 2 di notte e oltre, nel 'rispetto della legalità' tanto sbandierato. La colpa non è dell'entusiasmo dei giovani e delle loro iniziative, ma dell’ amministratore giudiziario e di alcuni ‘adulti’ che hanno coinvolto anche i giovani del gruppo Scout 'Ostia I' dell'Agesci, dando un pessimo esempio.
Lascia allibiti la perseveranza dell'associazione Libera di Don Ciotti, legatissima agli ambienti politici nazionali del PD e di SeL, che anche nel nostro municipio ha trovato coperture politiche, soprattutto nell'assessore municipale Emanuela Droghei, moglie del capogruppo capitolino PD, Francesco D'Ausilio. Ricordiamo che ad Ostia esiste solo un presidio di Libera e non l'associazione che, come da Statuto, ha per fine la promozione sociale contro ogni mafia tramite 'attività di servizio' per informare i cittadini su come combattere il fenomeno mafioso. Solo il comma j) dell'articolo 4 dello Statuto prevede la possibilità di 'organizzare manifestazioni culturali, sportive e promuovere spettacoli anche al fine di autofinanziarsi'. Da luglio 2013 Libera ad Ostia non ha fatto nulla di tutto questo, ma è stata dietro all'amministratore giudiziario del Faber Beach per 'coordinare' il lavoro non retribuito dei volontari di StandUp. Ora StandUp non c'è più, i volontari non ci sono più, ma Libera ha deciso comunque di rimanere. Ci aspettiamo, come previsto dallo Statuto di Libera, comma e), f) art.4), che venga fornita una dettagliata relazione di come fino ad oggi si sono salvaguardati dentro il Faber Beach "i posti di lavoro di quei dipendenti che si sono trovati vittime di una situazione in cui non era giusto che a pagare fossero le proprie famiglie, aiutando l’amministrazione giudiziaria nel risanamento dei debiti dell’azienda". E' Libera stessa che afferma che oggi il Faber Beach è un’azienda autonoma da un punto di vista economico. Cosa rimane allora a fare dentro l'azienda? Come concilia la sua attività con il proprio Statuto? Perché non rende pubbliche tutte le autorizzazioni di cui, dice, di essere in possesso? Non basta, come ha fatto Marco Genovese, referente del presidio 'Giancarlo Siani' di Libera ad Ostia, riappropriarsi dal 16 luglio della pagina facebook degli eventi del Faber Beach. Serve chiarezza, in piena trasparenza e legalità.
Augurando buona fortuna ai ragazzi di Stand Up, chiederemo a Don Ciotti stesso di intervenire, perché, per Statuto, un presidio non parla a nome di Libera ma ne propone solo le azioni nel territorio di competenza, essendone previsto lo scioglimento se l'attività svolta non risulta conforme allo Statuto stesso.
Rimane invece Libera, nonostante appartenga alla rete Stand Up, insieme all'amministratore giudiziario, Mauro Messina, che aveva millantato che il “progetto di riqualificazione e di legalizzazione del Faber Beach” è “il primo e l’unico in Italia” aventi come attori addirittura il Procuratore Giuseppe Pignatone e l’Avvocatura Capitolina, fatto smentito da questi ultimi.
Rimane dunque l'antimafia di professione di “Libera”, che fa finta di non sapere che la mafia non è mai esistita al Faber Beach. Si è trattato dunque di un brevissimo percorso di legalità perché, come conferma il Gruppo X 'Mare' del Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale, le autorizzazioni per organizzare eventi sono pervenute solo a metà maggio (1) anche se gli eventi sono iniziati già dai primi di aprile. Addirittura per il Municipio X (2), alla data del 5 giugno 2014, non c'era alcun provvedimento autorizzativo 'finale' per l'apertura della spiaggia dalle ore 19 alle ore 22. Sarebbe allora da capire come possono essersi tenuti eventi e aperture fino alle 2 di notte e oltre, nel 'rispetto della legalità' tanto sbandierato. La colpa non è dell'entusiasmo dei giovani e delle loro iniziative, ma dell’ amministratore giudiziario e di alcuni ‘adulti’ che hanno coinvolto anche i giovani del gruppo Scout 'Ostia I' dell'Agesci, dando un pessimo esempio.
Lascia allibiti la perseveranza dell'associazione Libera di Don Ciotti, legatissima agli ambienti politici nazionali del PD e di SeL, che anche nel nostro municipio ha trovato coperture politiche, soprattutto nell'assessore municipale Emanuela Droghei, moglie del capogruppo capitolino PD, Francesco D'Ausilio. Ricordiamo che ad Ostia esiste solo un presidio di Libera e non l'associazione che, come da Statuto, ha per fine la promozione sociale contro ogni mafia tramite 'attività di servizio' per informare i cittadini su come combattere il fenomeno mafioso. Solo il comma j) dell'articolo 4 dello Statuto prevede la possibilità di 'organizzare manifestazioni culturali, sportive e promuovere spettacoli anche al fine di autofinanziarsi'. Da luglio 2013 Libera ad Ostia non ha fatto nulla di tutto questo, ma è stata dietro all'amministratore giudiziario del Faber Beach per 'coordinare' il lavoro non retribuito dei volontari di StandUp. Ora StandUp non c'è più, i volontari non ci sono più, ma Libera ha deciso comunque di rimanere. Ci aspettiamo, come previsto dallo Statuto di Libera, comma e), f) art.4), che venga fornita una dettagliata relazione di come fino ad oggi si sono salvaguardati dentro il Faber Beach "i posti di lavoro di quei dipendenti che si sono trovati vittime di una situazione in cui non era giusto che a pagare fossero le proprie famiglie, aiutando l’amministrazione giudiziaria nel risanamento dei debiti dell’azienda". E' Libera stessa che afferma che oggi il Faber Beach è un’azienda autonoma da un punto di vista economico. Cosa rimane allora a fare dentro l'azienda? Come concilia la sua attività con il proprio Statuto? Perché non rende pubbliche tutte le autorizzazioni di cui, dice, di essere in possesso? Non basta, come ha fatto Marco Genovese, referente del presidio 'Giancarlo Siani' di Libera ad Ostia, riappropriarsi dal 16 luglio della pagina facebook degli eventi del Faber Beach. Serve chiarezza, in piena trasparenza e legalità.
Augurando buona fortuna ai ragazzi di Stand Up, chiederemo a Don Ciotti stesso di intervenire, perché, per Statuto, un presidio non parla a nome di Libera ma ne propone solo le azioni nel territorio di competenza, essendone previsto lo scioglimento se l'attività svolta non risulta conforme allo Statuto stesso.
lunedì 28 luglio 2014
IL MALAWI RINGRAZIA OSTIA PER L'EX-FABER BEACH
La spiaggia del Faber Beach, dove oggi opera ad Ostia l'associazione antimafia Libera, non ha mai avuto nulla a che vedere con la mafia. Lo dice la Legge. Anzi il Faber Beach è stato premiato nel 2006 per il nobile intento di aver contribuito agli aiuti umanitari portati in Malawi da una onlus legata alla parrocchia ostiense di Santa Monica. In quel periodo, secondo quanto pubblicava l'Espresso, il Faber Beach era una macchina da guerra in tema di eventi danzanti e musicali sul litorale romano. Ricavi per 500mila euro e utili per oltre 73mila.
Il Faber Beach è oggi invece sotto amministrazione giudiziaria per presunta bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale. Le indagini sono partite dal sospetto che la società fosse deliberatamente avviata alla bancarotta al fine di ripulirla dai debiti contratti, principalmente imposte e contributi non versati allo Stato. Patròn del Faber Beach, da sempre, da oltre 10 anni, è Fabrizio Sinceri (detto 'Faber') a cui fu appunto consegnato il 19 novembre del 2005 una targa dove i responsabili dell'associazione 'Ostia per l'Africa', nata nel 2004, esprimevano nei suoi confronti 'infinita gratitudine e stima'. Si trattava dei soldi dati in beneficenza alla onlus in occasione di più concerti, tra cui quello di Max Gazzè del 21 luglio 2005, svoltosi nell'ambito del convegno organizzato dal Comune di Roma «Lido di Roma 2015», ad Ostia. Era il tempo di Paolo Orneli (PD), delegato dell'allora Sindaco Veltroni per il litorale romano, poi divenuto l'anno dopo presidente del Municipio ostiense. Ostia per l'Africa, dentro cui c'era (e ancora c'è) molto PD, si è solo interessata del Malawi, progetti nati dal gemellaggio della Parrocchia di Santa Monica nel 1982 con la diocesi di Mangochi, dove operano i missionari monfortani italiani.
Il 25 luglio 2014, Ostia per l'Africa è tornata in Malawi nella nuova veste di appartenente alle rete di associazioni StandUp, anch'esse tutte coinvolte in terra africana ma soprattutto tutte coinvolte dentro la spiaggia del Faber Beach, come 'braccio operativo' del cervello di Libera, a supporto dell'amministrazione giudiziaria. Sprezzanti e offensivi fino ad oggi i commenti di StandUp e Libera nei confronti di Sinceri, senza la minima memoria di quello che è stato il 'Faber' per le loro attuali iniziative.
Se i ragazzi, giovani, possono non conoscere cosa è stato quel posto oggi occupato dall'antimafia di professione ma dove la mafia non c'è mai stata, altrettanto non si può dire per gli adulti che invece hanno avuto l'aiuto economico da Fabrizio Sinceri per le loro esigenze di volontariato in Malawi.
Non si capisce infatti come mai soprattutto il Gruppo Scout 'Ostia I' dell’Agesci (dentro StandUp), che ha sempre cercato "luoghi di aggregazione per i giovani" non racconti ai suoi ragazzi la verità. Quale migliore educazione per un giovane se non sapere cosa è accaduto? Un luogo di aggregazione non potrà mai essere tale senza trasparenza e legalità nel corso del proprio operato.
Come ha scritto Sant’Agostino, la speranza che sul Faber Beach si racconti la verità passa anche per noi tramite i suoi due figli: «La rabbia nel vedere come vanno le cose, il coraggio di vedere come potrebbero andare». Noi proseguiremo a combattere la mistificazione dei fatti e a tenere viva la memoria. Perché senza memoria non può esserci futuro.
Il Faber Beach è oggi invece sotto amministrazione giudiziaria per presunta bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale. Le indagini sono partite dal sospetto che la società fosse deliberatamente avviata alla bancarotta al fine di ripulirla dai debiti contratti, principalmente imposte e contributi non versati allo Stato. Patròn del Faber Beach, da sempre, da oltre 10 anni, è Fabrizio Sinceri (detto 'Faber') a cui fu appunto consegnato il 19 novembre del 2005 una targa dove i responsabili dell'associazione 'Ostia per l'Africa', nata nel 2004, esprimevano nei suoi confronti 'infinita gratitudine e stima'. Si trattava dei soldi dati in beneficenza alla onlus in occasione di più concerti, tra cui quello di Max Gazzè del 21 luglio 2005, svoltosi nell'ambito del convegno organizzato dal Comune di Roma «Lido di Roma 2015», ad Ostia. Era il tempo di Paolo Orneli (PD), delegato dell'allora Sindaco Veltroni per il litorale romano, poi divenuto l'anno dopo presidente del Municipio ostiense. Ostia per l'Africa, dentro cui c'era (e ancora c'è) molto PD, si è solo interessata del Malawi, progetti nati dal gemellaggio della Parrocchia di Santa Monica nel 1982 con la diocesi di Mangochi, dove operano i missionari monfortani italiani.
Il 25 luglio 2014, Ostia per l'Africa è tornata in Malawi nella nuova veste di appartenente alle rete di associazioni StandUp, anch'esse tutte coinvolte in terra africana ma soprattutto tutte coinvolte dentro la spiaggia del Faber Beach, come 'braccio operativo' del cervello di Libera, a supporto dell'amministrazione giudiziaria. Sprezzanti e offensivi fino ad oggi i commenti di StandUp e Libera nei confronti di Sinceri, senza la minima memoria di quello che è stato il 'Faber' per le loro attuali iniziative.
Se i ragazzi, giovani, possono non conoscere cosa è stato quel posto oggi occupato dall'antimafia di professione ma dove la mafia non c'è mai stata, altrettanto non si può dire per gli adulti che invece hanno avuto l'aiuto economico da Fabrizio Sinceri per le loro esigenze di volontariato in Malawi.
Non si capisce infatti come mai soprattutto il Gruppo Scout 'Ostia I' dell’Agesci (dentro StandUp), che ha sempre cercato "luoghi di aggregazione per i giovani" non racconti ai suoi ragazzi la verità. Quale migliore educazione per un giovane se non sapere cosa è accaduto? Un luogo di aggregazione non potrà mai essere tale senza trasparenza e legalità nel corso del proprio operato.
Come ha scritto Sant’Agostino, la speranza che sul Faber Beach si racconti la verità passa anche per noi tramite i suoi due figli: «La rabbia nel vedere come vanno le cose, il coraggio di vedere come potrebbero andare». Noi proseguiremo a combattere la mistificazione dei fatti e a tenere viva la memoria. Perché senza memoria non può esserci futuro.
domenica 27 luglio 2014
Ostia, Faber Beach: la libera Antimafia di Johnny Stecchino
Una storia più alla “Johnny Stecchino” che alla “Schettino”. Il ‘comandante’ infatti non abbandona il Faber Beach, nonostante la nave stia affondando e molti mozzi stiano correndo sulle scialuppe di salvataggio. Il comandante è Mauro Messina, amministratore giudiziario nominato dal GIP, Massimo Di Lauro, del Tribunale Ordinario di Roma a seguito del sequestro cautelativo per reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale. Il sequestro dunque nulla ha a che vedere con i fatti di mafia che invece hanno riguardato il litorale romano. Spesso però la confusione, generata ad arte, è funzionale a scopi non trasparenti. Il primo a non fare chiarezza è stato proprio Mauro Messina, che il 12 Aprile u.s. in presenza di testimoni, in una delle serate organizzate dalla rete Stand-Up, ha dichiarato che gli attori che sono dietro al “progetto di riqualificazione e di legalizzazione del Faber Beach” (caso che lo stesso Messina ha definito “il primo e l’unico in Italia”), sono il Messina stesso, la Procura di Roma, nella persona del dr. Pignatone, e l’Avvocatura Capitolina”. Falso. Sia il capo dell’Avvocatura Capitolina, Avv. Rodolfo Murra, sia il Procuratore Distrettuale Antimafia di Roma, il Dott. Giuseppe Pignatone, negano non solo le affermazioni del Messina, ma anche di aver mai parlato con lui. Addirittura il Messina viene definito un “tipo dal quale prendere le distanze” e le sue affermazioni 'di pura fantasia'. Negli ultimi mesi la nave Faber Beach, condotta dal Messina, ha percorso rotte ben distanti dalla trasparenza: sono state molte le segnalazioni inviate da diversi cittadini e associazioni circa l’amministrazione giudiziaria del Faber Beach. Molte le ombre, dalle deleghe di gestione date ad associazioni di volontariato di giovani e giovanissimi senza alcuna esperienza, all’assenza di staff multidisciplinare, ad eventi notturni in assenza di tutte le autorizzazioni necessarie, ad attività di balneazione condotta contro molte disposizioni di legge inerenti la sicurezza dei bagnanti, alle modifiche delle strutture, al cambio di denominazione, ad accordi scritti dal Messina e mai ratificati, alle logiche poco chiare di gestione dei fornitori, alla selezione per l’assunzione del personale, a promesse inspiegabili a ragazzi in buona fede. L’ultimo episodio, avvenuto qualche giorno fa: secondo quanto riferiscono testimoni, sarebbe stato ordinato di buttare al largo un enorme blocco di cemento a basamento del palo bagnino riaffiorato dalla sabbia col mare mosso. Di tutto quanto sopra esiste prova documentale. Dunque, ad un anno esatto dall’operazione “Alba Nuova”, mentre i Cittadini contro la mafia e la Corruzione, in collaborazione con il Sindacato di Polizia SED e Luna Nuova, hanno raccontato presso lo stabilimento Il Venezia “60 anni di mafia ad Ostia”, nessun altro ha speso una sola parola sui fatti di mafia del Litorale romano. Anzi, nell’ultimo anno nel Municipio X abbiamo assistito al caos sul bando delle spiagge libere, all'affidamento diretto della spiaggia di Castelporziano, alla movimentazione occulta della sabbia del Canale dei Pescatori, lavori in somma urgenza su tutte le opere stradali, scelte non partecipate, appalti discutibili in ambito di cultura e sociale e poca trasparenza, nessuna alla ratifica del Protocollo antimafia solo a parole 'siglato'dal Municipio X con l'associazione 'daSud'. Se molti dei ragazzi delle associazioni di volontariato che appartengono alla rete di Stand-Up per la loro inesperienza e buona fede sono giustificati, decisamente meno lo è l’associazione antimafia Libera. Per statuto dovrebbe solo promuovere o favorire attività svolgendo un ruolo di 'servizio' rispetto ad altre associazioni. Invece partecipa ai bandi di gara per l’assegnazione delle spiagge e al Faber Beach, che non è coinvolto in fatti di mafia, fa il ‘sottoufficiale’ di Messina, nonostante l’art. 4 del loro statuto non contempli la gestione in amministrazione giudiziaria di una spiaggia non confiscata. Addirittura porta al Faber Beach Don Ciotti, fotografato mentre mangia il ‘ghiacciolo della legalità’. Il ghiacciolo si è squagliato e in mano è rimasto lo stecchino, perché questa storia in effetti ricorda un famoso film, “Johnny Stecchino” di Benigni: il problema ad Ostia è il traffico.
In fondo, l'unica iniziativa antimafia del Municipio è stata proprio la pedonalizzazione (fallita) del lungomare.
Paula de Jesus per Comitato Civico 2013
In fondo, l'unica iniziativa antimafia del Municipio è stata proprio la pedonalizzazione (fallita) del lungomare.
Paula de Jesus per Comitato Civico 2013
venerdì 25 luglio 2014
OSTIA, MON DIEU! MANIFESTI ABUSIVI PER LA PEDONALIZZAZIONE
Manifesti abusivi per una pedonalizzazione che costa un milione di euro, che è deserta, che ha le cucine dei chioschi sequestrati, che ha dovuto 'rivedere' la sua estensione e che è frutto di un capriccio (pagato con i nostri soldi) di un imbarazzante presidente di municipio, Andrea Tassone (PD), ormai contestato da tutti. Come mai Tassone, che cita sempre i valori della legalità e trasparenza, si trova ora a dover pagare una multa per affissione abusiva? Un caso? Perché il dubbio non c'è: i manifesti abusivi promuovono un'iniziativa del Municipio X, un concerto gratuito del complesso degli Stadio il 30 luglio, al pontile di Ostia (chi lo paga, non si sa). E' di questi giorni la notizia dell'errore commesso dal PD in aula comunale che ha annullato la delibera 49/2014 sul regolamento della IUC (l'Imposta Unica Comunale, prossimo balzello autunnale per i poveri cittadini romani). Un errore che ha comportato consigli straordinari in tutti i municipi per esprimere di nuovo i pareri sulla IUC, indispensabili per presentare la nuova delibera martedì prossimo, mettendo a rischio tutto il bilancio. Nel Municipio X, tale consiglio è saltato giovedì 24 e venerdì 25 andrà ad oltranza a partire dalle 19. Costi su costi. E in un momento così difficile per Roma, Tassone fa affiggere manifesti abusivi? O forse, trattandosi sempre del PD, anche questo è uno 'sbaglio' che devono pagare i cittadini?
lunedì 21 luglio 2014
OSTIA, MAFIA: DAL CALIPPO COATTO AL GHIACCIOLO DI DON CIOTTI
Quella del gelato deve essere una moda ad Ostia, soprattutto quando si parla di mafia e criminalità. Forse serve per 'raffreddare' gli animi e normalizzare la situazione. Luglio 2010: Eleonora e Romina, le 'coatte' di Ostia finite sotto le telecamere di Sky, distraggono l'opinione pubblica dai fatti di criminalità in corso. "Me so pijata er calippo" vince rispetto alla rissa sul lungomare di ponente con bomba a mano tra 'balordi' (così li definì il Prefetto di Roma, Pecoraro, che ha sempre negato la mafia a Ostia). Giugno 2014: Don Ciotti, presidente di Libera (l'associazione antimafia per eccellenza) si fa fotografare mentre prende un ghiacciolo seduto presso il Faber Beach, famoso stabilimento balneare ora in amministrazione giudiziaria per presunta bancarotta fraudolenta. Non c'entra la mafia, non è sequestrato e tantomeno confiscato, ma Libera ha fatto del Faber Beach il suo avamposto ostiense per la lotta alla mafia. Con un ghiacciolo? Ebbene si, a un anno dai 51 arresti di Alba Nuova a luglio 2013, dell'impegno di Libera ad Ostia rimane solo il ghiacciolo di Don Ciotti. Nessuna iniziativa di sensibilizzazione, nessun evento, solo il tentativo, non riuscito, di entrare nel bando delle spiagge libere per discutibili attività giovanili sull'arenile. Insomma, aridatece er calippo, almeno quello era più divertente.
venerdì 18 luglio 2014
OSTIA, SPIAGGIA DI CASTELPORZIANO: A 'CANCELLI VILLAGE', IL RAVE DI GATTO SILVESTRO
Il primo abusivo sulle spiagge del litorale romano è il Comune di Roma che non è in regola con il pagamento, il rinnovo e la gestione delle aree demaniali marittime relative alle spiagge libere di Ostia e a quelle comunali di Castelporziano. Come ha fatto allora il Municipio X a produrre un "atto propedeutico al rilascio di una concessione demaniale temporanea" a vantaggio di una società privata, la Kit Promotion srl, al Terzo Cancello della spiaggia di Castelporziano? Ricordiamo che i 40 ettari della spiaggia comunale di Castelporziano vennero dati al Comune di Roma dall'allora Presidente della Repubblica, Saragat, secondo precise condizioni: ottocento metri della spiaggia dovevano essere riservati a due colonie per bambini, mentre sui restanti duemilaottocento metri non poteva essere costruito alcun impianto balneare, ad eccezione degli indispensabili servizi igienici. Basterebbe questo per dichiarare inadempiente il Comune di Roma ma purtroppo c’è ben altro..
MAI RILASCIATA LA CONCESSIONE DALLA CAPITANERIA
Il Municipio X, tramite la firma del Presidente (Tassone) e di due assessori (Droghei, Caliendo), nonchè la copertura serafica di un altro assessore (Lorenzatti: "E' tutto in regola"), ha svenduto decine di migliaia di metri quadri di spiaggia per racimolare ben 3mila euro in due mesi. La determinazione dirigenziale n.1824 del 26 giugno 2014 parla chiaro: tramite l'articolo 36 del Codice della Navigazione, si è prodotto un atto 'propedeutico' per il rilascio di una concessione demaniale temporanea. In altre parole, un nulla osta da parte del Municipio affinché si possa in data successiva rilasciare una concessione di durata non superiore a quattro anni alla Kit Promotion srl, in quanto l'occupazione dell'area non comporta la presenza di impianti di difficile sgombero. Peccato che il rilascio di questo tipo di concessioni sia di competenza, come ben descritto nell’articolo 36, del Capo di Compartimento Marittimo, non il Comune di Roma, nè tantomeno il Municipio. Questa concessione non è mai stata rilasciata pur avendo avuto invece inizio la manifestazione 'Cancelli Village'.
ANTICIPAZIONE DELLA VALUTAZIONE D’INCIDENZA AMBIENTALE
L'area in questione, fuori dai confini della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, è area SIC (Sito di Interesse Comunitario) e dunque soggetta a VINCA (Valutazione di Incidenza Ambientale). Il rilascio della VINCA da parte della Regione Lazio doveva avvenire a seguito della fase di valutazione, vale a dire entro 60 giorni dalla data di avvenuto deposito degli elaborati e dalla contestuale pubblicazione (a cura del proponente) su un quotidiano a diffusione regionale o provinciale. Non è avvenuto nulla di tutto questo, visto anche che la determinazione dirigenziale della Regione Lazio (prot.266831/2014, nr.G06702) è del 7 maggio 2014, vale a dire il giorno dopo (!), 6 maggio, della data in cui con memoria di giunta, Tassone, Caliendo e Droghei hanno dato mandato a Cafaggi, direttore della Direzione Ambiente e Litorale del Municipio, di 'porre in essere le attività previste dall'iter processuale per l'autorizzazione della manifestazione'. Ci domandiamo: se a Cafaggi (come si evince dal rapporto di trasmissione) tale memoria di giunta è stata inoltrata il 30 maggio 2014 (prot.n.CO/67392), come faceva la Regione Lazio ad aver già emesso il VINCA il 7 maggio visto che nella memoria di giunta è chiaramente scritto che "... è necessario acquisire il parere della Regione Lazio"? Aggiungiamo il fatto che la relazione tecnica con le planimetrie relativa all'evento 'Cancelli Village' è pervenuta al Municipio (prot.CO/75401) solo il 18 giugno 2014, una settimana prima dell'atto 'propedeutico': è la stessa presentata in Regione Lazio? Prevedeva un dimensionamento delle strutture igienico sanitarie per eventi da 6.000 persone come dichiarato dagli organizzatori?
SORPRESA FINALE: IL DIPARTIMENTO CULTURA
Il Dipartimento Cultura del Comune di Roma, U.O. Gestione delle Autorizzazioni di Pubblico Spettacolo e Cinetelevisive (Supporto alle Attività della Commissione Comunale di Vigilanza Locali PS) ha rilasciato a febbraio del 2014, ai sensi degli artt.68 e 80 TULPS, al legale rappresentante della Kit Promotion srl (Antonio Corrado), l'autorizzazione QD/2014/1465 "per trattenimenti danzanti e concerti nell'ambito della manifestazione temporanea 'Cancelli Village' dalla data di rilascio fino al 15 settembre 2014, presso la spiaggia libera di Castelporziano". Strano, perché la richiesta della Kit Promotion srl, come riportato nella memoria di giunta sopra citata, è giunta in Municipio il 21 febbraio 2014. Come ha fatto il Dipartimento Cultura ad autorizzare qualcosa ancora non autorizzabile?
Crediamo che dopo l'arrampicata sugli specchi dell'assessore Lorenzatti ieri in Consiglio Municipale, sia ora di fare chiarezza sospendendo temporaneamente la manifestazione 'Cancelli Village'
MAI RILASCIATA LA CONCESSIONE DALLA CAPITANERIA
Il Municipio X, tramite la firma del Presidente (Tassone) e di due assessori (Droghei, Caliendo), nonchè la copertura serafica di un altro assessore (Lorenzatti: "E' tutto in regola"), ha svenduto decine di migliaia di metri quadri di spiaggia per racimolare ben 3mila euro in due mesi. La determinazione dirigenziale n.1824 del 26 giugno 2014 parla chiaro: tramite l'articolo 36 del Codice della Navigazione, si è prodotto un atto 'propedeutico' per il rilascio di una concessione demaniale temporanea. In altre parole, un nulla osta da parte del Municipio affinché si possa in data successiva rilasciare una concessione di durata non superiore a quattro anni alla Kit Promotion srl, in quanto l'occupazione dell'area non comporta la presenza di impianti di difficile sgombero. Peccato che il rilascio di questo tipo di concessioni sia di competenza, come ben descritto nell’articolo 36, del Capo di Compartimento Marittimo, non il Comune di Roma, nè tantomeno il Municipio. Questa concessione non è mai stata rilasciata pur avendo avuto invece inizio la manifestazione 'Cancelli Village'.
ANTICIPAZIONE DELLA VALUTAZIONE D’INCIDENZA AMBIENTALE
L'area in questione, fuori dai confini della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, è area SIC (Sito di Interesse Comunitario) e dunque soggetta a VINCA (Valutazione di Incidenza Ambientale). Il rilascio della VINCA da parte della Regione Lazio doveva avvenire a seguito della fase di valutazione, vale a dire entro 60 giorni dalla data di avvenuto deposito degli elaborati e dalla contestuale pubblicazione (a cura del proponente) su un quotidiano a diffusione regionale o provinciale. Non è avvenuto nulla di tutto questo, visto anche che la determinazione dirigenziale della Regione Lazio (prot.266831/2014, nr.G06702) è del 7 maggio 2014, vale a dire il giorno dopo (!), 6 maggio, della data in cui con memoria di giunta, Tassone, Caliendo e Droghei hanno dato mandato a Cafaggi, direttore della Direzione Ambiente e Litorale del Municipio, di 'porre in essere le attività previste dall'iter processuale per l'autorizzazione della manifestazione'. Ci domandiamo: se a Cafaggi (come si evince dal rapporto di trasmissione) tale memoria di giunta è stata inoltrata il 30 maggio 2014 (prot.n.CO/67392), come faceva la Regione Lazio ad aver già emesso il VINCA il 7 maggio visto che nella memoria di giunta è chiaramente scritto che "... è necessario acquisire il parere della Regione Lazio"? Aggiungiamo il fatto che la relazione tecnica con le planimetrie relativa all'evento 'Cancelli Village' è pervenuta al Municipio (prot.CO/75401) solo il 18 giugno 2014, una settimana prima dell'atto 'propedeutico': è la stessa presentata in Regione Lazio? Prevedeva un dimensionamento delle strutture igienico sanitarie per eventi da 6.000 persone come dichiarato dagli organizzatori?
SORPRESA FINALE: IL DIPARTIMENTO CULTURA
Il Dipartimento Cultura del Comune di Roma, U.O. Gestione delle Autorizzazioni di Pubblico Spettacolo e Cinetelevisive (Supporto alle Attività della Commissione Comunale di Vigilanza Locali PS) ha rilasciato a febbraio del 2014, ai sensi degli artt.68 e 80 TULPS, al legale rappresentante della Kit Promotion srl (Antonio Corrado), l'autorizzazione QD/2014/1465 "per trattenimenti danzanti e concerti nell'ambito della manifestazione temporanea 'Cancelli Village' dalla data di rilascio fino al 15 settembre 2014, presso la spiaggia libera di Castelporziano". Strano, perché la richiesta della Kit Promotion srl, come riportato nella memoria di giunta sopra citata, è giunta in Municipio il 21 febbraio 2014. Come ha fatto il Dipartimento Cultura ad autorizzare qualcosa ancora non autorizzabile?
Crediamo che dopo l'arrampicata sugli specchi dell'assessore Lorenzatti ieri in Consiglio Municipale, sia ora di fare chiarezza sospendendo temporaneamente la manifestazione 'Cancelli Village'
martedì 15 luglio 2014
FEDERICA ANGELI, LA DONNA DELL'ANNO DEL MUNICIPIO X, INCITA ALL'ODIO E/O VIOLENZA. SARA' DENUNCIATA ALLA PROCURA DI ROMA.
Rimosso da Facebook un post della giornalista 'antimafia' eletta dalla giunta Tassone la 'donna dell'anno'. Incita all'odio e/o alla violenza: questa la motivazione. Pronta la denuncia e diffidato chiunque divulghi in altra forma le sue 'notizie' false e tendenziose. Il post accusava anche il Comitato Civico 2013 di connivenze 'mafiose'.
Federica Angeli verrà denunciata alla Procura di Roma e segnalata all'Ordine dei Giornalisti.
Informiamo che Federica Angeli ha già ricevuto più di una denuncia per diffamazione, nessuna collegata alla sua attività professionale ma per aver divulgato a titolo personale notizie false e tendenziose.
Federica Angeli verrà denunciata alla Procura di Roma e segnalata all'Ordine dei Giornalisti.
Informiamo che Federica Angeli ha già ricevuto più di una denuncia per diffamazione, nessuna collegata alla sua attività professionale ma per aver divulgato a titolo personale notizie false e tendenziose.
Il contenuto del post rimosso sarà messo a disposizione della polizia giudiziaria.
E' anche per questo motivo che il Comitato Civico 2013 aderirà all'iniziativa di Luna Nuova, la cui locandina è qui sotto riportata. Dal 26 luglio 2013, giorno della retata antimafia a Ostia, sul litorale romano molte cose non vanno come dovrebbero.
Si può fare antimafia nascondendo le carte, prendendo soldi per parlarne, facendo affari sulle spiagge ritenute 'mafiose', organizzando eventi da sballo con fumo e alcool, usando una 'donna dell'anno' votata appositamente e piena di denunce per diffamazione? Ad Ostia si può ma così non deve essere.
E' anche per questo motivo che il Comitato Civico 2013 aderirà all'iniziativa di Luna Nuova, la cui locandina è qui sotto riportata. Dal 26 luglio 2013, giorno della retata antimafia a Ostia, sul litorale romano molte cose non vanno come dovrebbero.
Si può fare antimafia nascondendo le carte, prendendo soldi per parlarne, facendo affari sulle spiagge ritenute 'mafiose', organizzando eventi da sballo con fumo e alcool, usando una 'donna dell'anno' votata appositamente e piena di denunce per diffamazione? Ad Ostia si può ma così non deve essere.
sabato 12 luglio 2014
OSTIA, 'RAVE' DI CASTELPORZIANO: POLVERI COLORATE CANCEROGENE?
Sabato 12 luglio 2014 sulle dune protette di Castelporziano cadranno ben 500 Kg di polveri colorate (1) che però, ci rassicura Repubblica, sono "ecocompatibili, idrosolubili ed ipoallergeniche". Repubblica, avete letto bene, il quotidiano nazionale che ultimamente è diventato esperto di certificazoni chimiche e comunque in grado di garantire la qualità di qualsiasi scelta della giunta politica ostiense.
Per fortuna però che nella Repubblica, quella italiana, ci sono amministrazioni serie, non come a Roma e soprattutto non come a Ostia. E' il caso di Torino dove, sempre sabato 12 luglio, approderà l'unica data italiana dell'Holi Fusion Festival, il Festival dei Colori e della Musica. Anche a Torino, come ad Ostia, si prende spunto dal Festival di Holi, una delle più antiche feste indù che si svolgono durante la stagione primaverile, dove si usano acqua e polveri colorate per ricordare la leggenda del giovane Khrisna, che, geloso dell’amata Radha per la bellezza della sua pelle, un giorno le dipinse tutta la faccia. Ma a Torino è scoppiata la polemica. E' a tutti noto che tali polveri, se usate in piccole quantità, non sono nocive, ma possono comunque causare irritazioni al corpo, soprattutto a contatto con gli occhi e con l’apparato respiratorio anche se inalate in modeste quantità. In altre parole, è conclamata la pericolosità del prodotto per chi soffre di asma o allergie. A Torino hanno scoperto inoltre che gli organizzatori non sono i veri titolari dell’Holi Fusion Festival, tanto che anche le polveri sono finite sotto accusa per la presenza di talco ed amidi vari. Tutte sostanze cancerogene in quanto le particelle di talco hanno molte somiglianze pericolose con l’amianto e possono causare tumori nelle ovaie e nei polmoni essendo il talco l'elemento principale dei pesticidi in polvere che vengono utilizzati nei giardini e intorno alle case per sconfiggere pulci e scarafaggi. Ad Ostia non si sa nulla, pur utilizzandone mezza tonnellata in area protetta con 4.000 persone ignare di queste notizie. Neppure l'organizzazione ha pensato di distribuire occhialini o mascherine protettive. A garantire che è tutto in regola ci pensano i giovani volontari di YUT, sotto l'egida del consigliere municipale Filippo Lange (che in YUT ha il fratello) e delle 'rassicurazioni' (!!!) del giornale Repubblica. Nessun dato è stato fornito dal Municipio. Dopo le polemiche sull'affidamento della spiaggia pubblica avvenuto senza alcun bando, dopo le polemiche sulle misere entrate che ne verranno al Municipio (3.000 euro per due mesi in cambio di 30mila mq di spiaggia) ora anche la certezza che nessuna attenzione c'è stata per verificare la provenienza di queste polveri. 500 chili di queste polveri costano circa 1.200 euro, speriamo che non si rivelino dannose per le persone e per l'ambiente.
(1) Queste le componenti delle polveri colorate utilizzate a Castelporziano, dove si legge chiaramente la presenza del talco
Per fortuna però che nella Repubblica, quella italiana, ci sono amministrazioni serie, non come a Roma e soprattutto non come a Ostia. E' il caso di Torino dove, sempre sabato 12 luglio, approderà l'unica data italiana dell'Holi Fusion Festival, il Festival dei Colori e della Musica. Anche a Torino, come ad Ostia, si prende spunto dal Festival di Holi, una delle più antiche feste indù che si svolgono durante la stagione primaverile, dove si usano acqua e polveri colorate per ricordare la leggenda del giovane Khrisna, che, geloso dell’amata Radha per la bellezza della sua pelle, un giorno le dipinse tutta la faccia. Ma a Torino è scoppiata la polemica. E' a tutti noto che tali polveri, se usate in piccole quantità, non sono nocive, ma possono comunque causare irritazioni al corpo, soprattutto a contatto con gli occhi e con l’apparato respiratorio anche se inalate in modeste quantità. In altre parole, è conclamata la pericolosità del prodotto per chi soffre di asma o allergie. A Torino hanno scoperto inoltre che gli organizzatori non sono i veri titolari dell’Holi Fusion Festival, tanto che anche le polveri sono finite sotto accusa per la presenza di talco ed amidi vari. Tutte sostanze cancerogene in quanto le particelle di talco hanno molte somiglianze pericolose con l’amianto e possono causare tumori nelle ovaie e nei polmoni essendo il talco l'elemento principale dei pesticidi in polvere che vengono utilizzati nei giardini e intorno alle case per sconfiggere pulci e scarafaggi. Ad Ostia non si sa nulla, pur utilizzandone mezza tonnellata in area protetta con 4.000 persone ignare di queste notizie. Neppure l'organizzazione ha pensato di distribuire occhialini o mascherine protettive. A garantire che è tutto in regola ci pensano i giovani volontari di YUT, sotto l'egida del consigliere municipale Filippo Lange (che in YUT ha il fratello) e delle 'rassicurazioni' (!!!) del giornale Repubblica. Nessun dato è stato fornito dal Municipio. Dopo le polemiche sull'affidamento della spiaggia pubblica avvenuto senza alcun bando, dopo le polemiche sulle misere entrate che ne verranno al Municipio (3.000 euro per due mesi in cambio di 30mila mq di spiaggia) ora anche la certezza che nessuna attenzione c'è stata per verificare la provenienza di queste polveri. 500 chili di queste polveri costano circa 1.200 euro, speriamo che non si rivelino dannose per le persone e per l'ambiente.
(1) Queste le componenti delle polveri colorate utilizzate a Castelporziano, dove si legge chiaramente la presenza del talco
venerdì 11 luglio 2014
OSTIA: LA SPIAGGIA LIBERA DI CASTELPORZIANO IN BALIA DEI 'RAVE' NEL NOME DELL'ANTIMAFIA
Dopo i Rolling Stones che con 8.000 euro hanno affittato il Circo Massimo, il Comune di Roma si supera: ben 30mila mq di spiaggia libera (il Terzo Cancello di Castelporziano) sono stati concessi sottobanco alla Kit Promotion srl (10.000 euro di capitale sociale), una sconosciuta agenzia di comunicazione con sede a Roma. A fare questo regalo, un imbarazzante presidente del Municipio X, Andrea Tassone (PD) e il capogruppo del PD capitolino, Francesco D'Ausilio (marito di Emanuela Droghei, assessore del Municipio X). Tecnicamente, si tratta di un affidamento diretto, senza bando pubblico, avvenuto con una sconosciuta determinazione dirigenziale ancora non pubblicata presso l'Albo Pretorio, come invece previsto per legge.
La Kit Promotion già sapeva, due mesi prima, che avrebbe avuto questo affidamento perché dal 14 maggio ha avviato una dettagliata ricerca del personale.
Dunque, fino al 31 agosto, balli notturni fino alle 4.30 e sport di ogni genere a ridosso, se non sopra, delle ultime dune del litorale romano, quelle della spiaggia libera di Castelporziano. Questo è il programma dell'evento 'Cancelli Village' voluto dalla Kit Promotion servendosi anche di associazioni appena create, come YUT, che sabato 12 luglio organizzerà un 'rave' di 4.000 persone.
La Capitaneria di Porto ha subito presentato una relazione alla Procura della Repubblica affinché avvii un’indagine su questa vicenda. Non solo, ma ha inviato anche un’informativa al Commissariato di Ostia per le questioni legate all’ordine pubblico: possono bastare 22 volontari per 'gestire' lo sballo di migliaia di persone in totale assenza di un piano di sicurezza anche stradale? Per giunta sulla pericolosissima via Litoranea e in prossimità di altre mega discoteche? La raccomandazione al Municipio X affinchè l’accesso sia regolamentato e non oltre le 22 è caduta nel vuoto. Ostia, che già soffre di una improvvisata pedonalizzazione del lungomare andata deserta nell'ultimo mese ma che impegna ben 8 pattuglie della polizia municipale ogni sera per vigilare i varchi, può permettersi di aggiungere alla movida notturna iniziative impattanti come questa, addirittura su spiagge di elevato pregio ambientale?
Alla chetichella, Tassone ha validato tutto ciò generando l'ira del M5S, della Lista Marchini, di Fratelli d'Italia, di Casapound e dei Radicali che hanno occupato il 10 luglio l'aula consiliare del Municipio per protestare. Insomma tutti contro. Silenzioso ovviamente il PD ma anche SeL, il cui consigliere municipale Filippo Lange ha fatto di recente una doppia figuraccia. Lange ha infatti negato qualsiasi diretto coinvolgimento con l’associazione YUT, precisando che “Cancelli Village è gestito da un Consorzio”. La verità è che Lange ha il fratello dentro YUT e che il Consorzio Castel Porziano 98 da quest'anno non c'entra più nulla con l'evento 'Cancelli Village'. Precisiamo che Lange non è uno sprovveduto essendo a capo di molte associazioni con cui ha, per esempio, condotto l'occupazione del Teatro del Lido dentro cui ora opera pur essendo anche consigliere municipale. Lange poteva non sapere che in YUT c'è il fratello?
Inquietante infine leggere il comunicato stampa di YUT che in pratica ha affermato, tramite il suo presidente Valerio Rossi, che un ente dello Stato, come la Capitaneria di Porto, e tutti i partiti coinvolti nell'occupazione dell'aula, hanno strumentalizzato la loro esperienza per attaccare Tassone e D'Ausilio. Una frase che evidentemente, essendo ragazzi giovani e mal consigliati, non è stata valutata in tutta la sua gravità.
Questo lo scenario montato dalla giunta municipale di Ostia sulla spiaggia di Castelporziano, addirittura classificato dal quotidiano Repubblica come un'iniziativa antimafia di Tassone. Domanda: ma perché, secondo Repubblica, c'è la mafia al Terzo Cancello?
(rave: la parola rave deriva dal verbo inglese to rave, che significa "entusiasmarsi" ma anche "delirare". Queste due caratteristiche distinguono la musica rave e i rave party (svolti sempre all'aperto) dal resto del genere elettronico e dalle serate in discoteca, in quanto il rave nasce dallo spirito di protesta e contestazione propri degli anni ottanta)
La Kit Promotion già sapeva, due mesi prima, che avrebbe avuto questo affidamento perché dal 14 maggio ha avviato una dettagliata ricerca del personale.
Dunque, fino al 31 agosto, balli notturni fino alle 4.30 e sport di ogni genere a ridosso, se non sopra, delle ultime dune del litorale romano, quelle della spiaggia libera di Castelporziano. Questo è il programma dell'evento 'Cancelli Village' voluto dalla Kit Promotion servendosi anche di associazioni appena create, come YUT, che sabato 12 luglio organizzerà un 'rave' di 4.000 persone.
La Capitaneria di Porto ha subito presentato una relazione alla Procura della Repubblica affinché avvii un’indagine su questa vicenda. Non solo, ma ha inviato anche un’informativa al Commissariato di Ostia per le questioni legate all’ordine pubblico: possono bastare 22 volontari per 'gestire' lo sballo di migliaia di persone in totale assenza di un piano di sicurezza anche stradale? Per giunta sulla pericolosissima via Litoranea e in prossimità di altre mega discoteche? La raccomandazione al Municipio X affinchè l’accesso sia regolamentato e non oltre le 22 è caduta nel vuoto. Ostia, che già soffre di una improvvisata pedonalizzazione del lungomare andata deserta nell'ultimo mese ma che impegna ben 8 pattuglie della polizia municipale ogni sera per vigilare i varchi, può permettersi di aggiungere alla movida notturna iniziative impattanti come questa, addirittura su spiagge di elevato pregio ambientale?
Alla chetichella, Tassone ha validato tutto ciò generando l'ira del M5S, della Lista Marchini, di Fratelli d'Italia, di Casapound e dei Radicali che hanno occupato il 10 luglio l'aula consiliare del Municipio per protestare. Insomma tutti contro. Silenzioso ovviamente il PD ma anche SeL, il cui consigliere municipale Filippo Lange ha fatto di recente una doppia figuraccia. Lange ha infatti negato qualsiasi diretto coinvolgimento con l’associazione YUT, precisando che “Cancelli Village è gestito da un Consorzio”. La verità è che Lange ha il fratello dentro YUT e che il Consorzio Castel Porziano 98 da quest'anno non c'entra più nulla con l'evento 'Cancelli Village'. Precisiamo che Lange non è uno sprovveduto essendo a capo di molte associazioni con cui ha, per esempio, condotto l'occupazione del Teatro del Lido dentro cui ora opera pur essendo anche consigliere municipale. Lange poteva non sapere che in YUT c'è il fratello?
Inquietante infine leggere il comunicato stampa di YUT che in pratica ha affermato, tramite il suo presidente Valerio Rossi, che un ente dello Stato, come la Capitaneria di Porto, e tutti i partiti coinvolti nell'occupazione dell'aula, hanno strumentalizzato la loro esperienza per attaccare Tassone e D'Ausilio. Una frase che evidentemente, essendo ragazzi giovani e mal consigliati, non è stata valutata in tutta la sua gravità.
Questo lo scenario montato dalla giunta municipale di Ostia sulla spiaggia di Castelporziano, addirittura classificato dal quotidiano Repubblica come un'iniziativa antimafia di Tassone. Domanda: ma perché, secondo Repubblica, c'è la mafia al Terzo Cancello?
(rave: la parola rave deriva dal verbo inglese to rave, che significa "entusiasmarsi" ma anche "delirare". Queste due caratteristiche distinguono la musica rave e i rave party (svolti sempre all'aperto) dal resto del genere elettronico e dalle serate in discoteca, in quanto il rave nasce dallo spirito di protesta e contestazione propri degli anni ottanta)