Se a Pomezia i bambini poveri non possono mangiare le merendine, ad Ostia la situazione è più grave: a 150 famiglie non verrà più data assistenza domiciliare per anziani e disabili ma solo pillole amare. Così mentre per la campagna elettorale si spendono nel Municipio X milioni di euro per asfaltare le strade, sembra saltare ormai in maniera definitiva lo stanziamento di 80 euro a famiglia al mese, per 4 ore di assistenza, ciò che prevedeva il
Progetto Sollievo. Famiglie disperate, famiglie spesso in forte difficoltà economica, famiglie che sono in lista d'attesa da anni e che durante la seduta della Consulta municipale per la Disabilità di mercoledì 21 maggio hanno espresso con dignità tutta la loro rabbia verso chi, in un anno, non è riuscito a dare mezza risposta. Assente l'assessore municipale alle Politiche Sociali, Emanuela Droghei (moglie di Francesco D'Ausilio, capogruppo PD in Campidoglio), alle famiglie in pratica è stato detto: non ci sono i soldi, vedremo che si può fare. Addirittura è stata avanzata la proposta di allestire un 'gazebo' sul lungomare durante le prossime giornate di pedonalizzazione per sensibilizzare l'opinione pubblica. L'amministrazione locale non ha capito che qui non si tratta di elemosina, nè di sensibilizzare i cittadini. Si tratta di diritti civili e civici, si tratta di una maggior responsabilità di una politica che invece neppure discute in Municipio il nuovo bilancio imposto da Roma dove i tagli su spese necessarie dovrebbero far gridare allo scandalo. Si procede in 'somma urgenza' per attappare le buche stradali e non si procede neppure in ordinaria amministrazione per alleviare alle famiglie che ne hanno diritto l'onere di assistere i propri cari in difficoltà. Disattesa la Delibera di Giunta Capitolna n.355 del 21 dicembre 2012 ("riorganizzazione dei servizi di assistenza domiciliare per persone anziane, disabili e minori), imbarazzanti le dichiarazioni della stessa Droghei rilasciate a quel tempo: “
La riforma dell’assistenza domiciliare per gli anziani e i disabili presentata dal sindaco Alemanno e dall’assessore Belviso è un piano insufficiente per le esigenze della città. La scelta di non destinare risorse a una riforma così importante è indicativa di come Roma Capitale pensi di affrontare la riorganizzazione dei servizi... non si tiene conto di una serie di esigenze specifiche che solo il costante contatto con le realtà locali può aiutare a cogliere e a risolvere”. Domanda: la Droghei, in un anno, che cosa ha fatto se la realtà ora è questa?
Già a novembre 2013 si è dovuto chiedere il ripristino degli stipendi che da due mesi gli assistenti domiciliari dei disabili non percepivano a causa delle poche risorse economiche presenti nelle casse municipali. Possibile che da quella data, passati 6 mesi, non sia scattato un campanello d'allarme? Un obiettivo di questa giunta, dichiarato appena insediatasi, doveva essere quello di «istituire un tavolo di confronto sul tema della riforma dell'assistenza domiciliare per capire quali sono le esigenze reali delle persone». Evidentemente il Progetto Sollievo, di cui abbiamo già
parlato, oggi chiuso e che ora lascia disperate 150 famiglie, non è un'esigenza reale. E' triste venire a conoscenza, proprio in questi giorni, del progetto del nuovo insediamento per soli rom in via della Cesarina che l’Assessorato alle Politiche Sociali di Roma Capitale intende realizzare nei prossimi mesi. Costruire l’ennesimo luogo di segregazione su base etnica per i rom della Capitale, oltre a configurarsi come lesivo dei diritti umani di tali comunità, rappresenta l’espressione di una scelta economicamente insostenibile: quasi 2 milioni di euro. Se le cose stanno così, allora i soldi ci sono anche per il progetto Sollievo: 80 euro, 12 mesi, 150 famiglie costerebbe, all'anno, neanche 150 mila euro. Vergogna.