martedì 19 agosto 2014

LA STRAGE DEI PINI DI OSTIA: DENUNCIA ALLA CORTE DEI CONTI

Denuncia alla Corte dei Conti per come sono stati spesi nel 2014 molti, troppi, soldi pubblici per la potatura dei pini nel Municipio X.
I lavori di potatura (spesso selvaggia) dei pini sono iniziati in primavera, compresa la via Cristoforo Colombo e via di Castelfusano, strade dove i pini ricoprono anche un elevato valore paesaggistico. I lavori ancora procedono, incuranti delle prescrizioni che questi alberi impongono, soprattutto per quanto riguarda il periodo di potatura che dovrebbe essere quello invernale, la fase fenologica migliore, quando la pianta è al massimo delle forze e quando il rischio di attacchi di patogeni è più basso. Non solo, ma le potature nel Municipio X sono spesso avvenute in corrispondenza di lavori di rifacimento del manto stradale, con gravi danni all'apparato radicale di superficie, fondamentale per la stabilità della pianta stessa. Non ci risulta che i lavori siano stati eseguiti con l'assistenza di un agronomo come invece aveva garantito l'assessore comunale ai Lavori Pubblici, Paolo Masini, dal cui Dipartimento sono arrivati gran parte dei soldi.
Disastrosa anche la trasparenza amministrativa sull'affidamento di questi lavori in somma urgenza che il Municipio è stato costretto a fare dopo la morte dell'uomo rimasto vittima a inizio anno sulla via Cristoforo Colombo proprio per la caduta di un pino.

DANNI ALL'APPARATO RADICALE
Le radici dei pini, oltre alle funzioni di assorbimento, trasporto e immagazzinamento di sostanze utili per la vita della pianta, assolvono alla funzione biomeccanica di ancoraggio dell’albero al terreno. La caratteristica delle radici di un pino è di svilupparsi più in larghezza che in profondità: tagliandole, è impossibile che il pino rimanga in piedi. Eppure ciò è avvenuto, p.es., su via di Castelfusano, via dei Pescatori e via di Castelporziano, esponendo dunque i pini, in prossimità dei tagli sui tessuti radicali, anche all'attacco di agenti patogeni. Ricordiamo che di solito, in condizioni normali, il sistema radicale si estende, in larghezza, per un diametro pari a una volta e mezzo la proiezione della chioma sul terreno, scendendo nello strato poroso ed ossigenato fino a circa 60-80 cm di profondità (a seconda  della struttura del terreno: in un terreno sassoso la profondità aumenta, in un terreno argilloso diminuisce). Invece, nei lavori eseguiti nel Municipio X, le radici sono state ridotte, 'grattate' e ricoperte d'asfalto per il rifacimento del manto stradale, aumentando il rischio di schianti e crolli improvvisi delle piante.

'SBRANCATURA' DEI RAMI
Per ignote questioni di sicurezza, invece di redigere un controllo sullo stato di salute di ciascun pino e poi intervenire, è stata eseguita un'indistinta potatura di tutti i pini mediante la tecnica che in gergo si chiama 'sbrancatura'. Consiste nell'asportare tutti i rami bassi lasciando solo un ciuffo di chioma apicale, riducendo il pino a "uno spazzolino del cesso". In tali situazioni, la pianta reagisce all'asportazione di foglie (gli aghi) ricreando foglie in abbondanza sui rami rimasti alla sommità, innalzando la chioma e di conseguenza innalzando il punto di applicazione delle forze del vento, che avrà più gioco sull'intera altezza della pianta e tenderà a scalzarla esercitando un effetto leva lungo l’intera  struttura. E' evidente che tutto ciò peggiora la situazione di stabilità del pino se accompagnato dai danni subiti dall'apparato radicale. Inoltre, rimuovendo i rami bassi, si espongono improvvisamente al vento rami che fino ad allora sono stati protetti all'interno della chioma e che non sono mai stati oggetto di tensione dinamica (gli stimoli esterni) e non hanno sviluppato quindi la giusta elasticità nei tessuti di sostegno. Spesso questi rami interni si “appoggiavano” su un ramo inferiore, e quando quest’ultimo viene asportato viene a mancare il sostegno al ramo superiore col conseguente crollo del ramo stesso (come sta accadendo).
E' per tali motivi che su tutti gli alberi che vivono in un contesto urbano o lungo le strade, è fortemente sconsigliato innalzare la chioma togliendo le corone: più è alto un albero, maggiore è l’effetto esercitato dal vento, che agisce sulla vegetazione come fosse una vela di una nave.

APPALTI NON TRASPARENTI
Senza alcun bando di gara, senza alcuna pubblicazione integrale delle determinazioni dirigenziali con le quali sono stati affidati i lavori, risultano esser stati spesi, solo nel Municipio X, almeno 2 milioni di euro per le potature. Negli elenchi degli atti amministrativi previsti per legge (Dlgs 33/2013, artt. 33 e 37), da pubblicare sul sito del Comune di Roma, non risulta sempre il nome della ditta e quelle che risultano sono sempre le stesse. Aggiungiamo che lavori di questo tipo non prevedono alcun collaudo ma solo la dichiarazione della ditta della corretta esecuzione dei lavori. Visto come sono stati condotti, non c'è molto da fidarsi.

In aggiunta è da segnalare che tutti i tagli finora eseguiti sono stati fatti con le motoseghe e non, come prescrive la moderna arboricoltura, a segaccio. I tagli neppure si sono limitati a rami inferiori a 3 cm di diametro e né è stato rispettato il limite del 20% del verde della pianta. Tagli sconsiderati a favorire l'innalzamento della chioma eliminando i rami più bassi e in alcuni casi addirittura eseguendo potature di formazione che, su queste piante, sono del tutto vietate.
Danni perenni, considerato che i pini non hanno capacità di ricacciare dopo il taglio e hanno una ramificazione a fusto semplice, cioè con un solo asse principale che cresce più dei rami secondari.
Si è dunque alterato l'equilibrio interno delle forze che agiscono sui nostri pini, frutto di una serie di forze e resistenze che nel loro complesso danno alla pianta la stabilità necessaria per stare in piedi e non cadere. Intervenire in maniera sconsiderata su un pino può essere la causa di gravi scompensi negli equilibri delle forze della pianta. Qui, nel Municipio X, pagando addirittura due milioni di euro, ci sono riusciti.

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