Era il 25 luglio quando li abbiamo fotografati dopo aver ricevuto, da giorni, decine di segnalazioni dei cittadini che lamentavano la presenza di migliaia di questi manifesti affissi ovunque: pensiline degli autobus, recinzioni dei cantieri, muri di proprietà private, cabine elettriche, etc., molti di essi addirittura fuori dal Municipio X. Le foto parlavano chiaro: su tutti era assente il timbro a secco, in alto a destra, che ne autorizzava l'affissione. Ora ci aspettiamo le dovute sanzioni verso i committenti: Regione Lazio e Municipio X che non potranno dire che 'non ne sapevano nulla'.
Alcuni chiarimenti sono d'obbligo. I manifesti in questione sono competenza del servizio delle pubbliche affissioni, regolamentato dall'art.18 del D.Lgs. 507/1993: "... manifesti di qualunque materiale costituiti, contenenti comunicazioni aventi finalità istituzionali, sociali o comunque prive di rilevanza economica". Le attività di natura amministrativa, cioè le autorizzazioni, vengono svolte da un apposito dipartimento del comune mentre l'affissione materiale dei manifesti viene affidata, tramite gara d'appalto, a una società esterna alla quale è riconosciuto un corrispettivo annuale variabile in ragione del numero di manifesti affissi.
Anche se la carenza degli spazi per le 'pubbliche affissioni' prevede la possibilità di mettere manifesti un po' dovunque, p.es., sui bandoni dei cantieri, l'affissione deve però avvenire sempre all'interno della regolarità amministrativa: timbratura del manifesto, affissione in spazio autorizzato, rispetto della durata espositiva, affidamento alla ditta incaricata.
Il caso di 'Ostia mon Amour', del concerto degli Stadio al pontile di Ostia per il 30 luglio, è dunque scandaloso per i seguenti 4 motivi
- i manifesti sono stati affissi in spazi non consentiti neanche alla pubblica affissione;
- i manifesti sono stati affissi da una ditta differente dalla società affidataria per il servizio delle pubbliche affissioni;
- i manifesti sono stati affissi senza alcuna autorizzazione del dipartimento competente;
- i manifesti sono stati affissi prima della durata espositiva (26-30 luglio) autorizzata.
Ricordiamo che a Roma, gli introiti dei diritti di affissione non sono neppure sufficienti a coprire le spese sostenute per l'affissione materiale, senza contare i costi aggiuntivi della struttura comunale che cura la gestione del servizio. Al contrario a Milano, p.es., i ricavi sono invece il quadruplo di Roma. Una multa, nel nostro caso, vista la quantità di manifesti abusivi affissi (e defissi) oscilla globalmente intorno a 100mila euro: chi li paga? Perché su una cosa siamo certi e cioè che qualcuno, questo scempio, lo dovrà pagare. Sarà dunque un ulteriore costo di una iniziativa fallita ('Ostia mon Amour') che doveva essere'a costo zero per le casse comunali' e che invece supererà al termine dei due mesi il milione di euro. Alla faccia dell'imbarazzanti rassicurazioni del presidente del Municipio X, Andrea Tassone, che ora dovrà rispondere in prima persona di questo scandalo.
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