martedì 29 luglio 2014

OSTIA, FABER BEACH: STAND-UP LASCIA, LIBERA PRESIDIA

Dopo l’uscita del Collettivo La Talpa, anche tutta la rete Stand Up di volontari lascia il Faber Beach.
Rimane invece Libera, nonostante appartenga alla rete Stand Up, insieme all'amministratore giudiziario, Mauro Messina, che aveva millantato che il “progetto di riqualificazione e di legalizzazione del Faber Beach” è “il primo e l’unico in Italia” aventi come attori addirittura il Procuratore Giuseppe Pignatone e l’Avvocatura Capitolina, fatto smentito da questi ultimi.
Rimane dunque l'antimafia di professione di “Libera”, che fa finta di non sapere che la mafia non è mai esistita al Faber Beach. Si è trattato dunque di un brevissimo percorso di legalità perché, come conferma il Gruppo X 'Mare' del Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale, le autorizzazioni per organizzare eventi sono pervenute solo a metà maggio (1) anche se gli eventi sono iniziati già dai primi di aprile. Addirittura per il Municipio X (2), alla data del 5 giugno 2014, non c'era alcun provvedimento autorizzativo 'finale' per l'apertura della spiaggia dalle ore 19 alle ore 22. Sarebbe allora da capire come possono essersi tenuti eventi e aperture fino alle 2 di notte e oltre, nel 'rispetto della legalità' tanto sbandierato. La colpa non è dell'entusiasmo dei giovani e delle loro iniziative, ma dell’ amministratore giudiziario e di alcuni ‘adulti’ che hanno coinvolto anche i giovani del gruppo Scout 'Ostia I' dell'Agesci, dando un pessimo esempio.
Lascia allibiti la perseveranza dell'associazione Libera di Don Ciotti, legatissima agli ambienti politici nazionali del PD e di SeL, che anche nel nostro municipio ha trovato coperture politiche, soprattutto nell'assessore municipale Emanuela Droghei, moglie del capogruppo capitolino PD, Francesco D'Ausilio. Ricordiamo che ad Ostia esiste solo un presidio di Libera e non l'associazione che, come da Statuto, ha per fine la promozione sociale contro ogni mafia tramite 'attività di servizio' per informare i cittadini su come combattere il fenomeno mafioso. Solo il comma j) dell'articolo 4 dello Statuto prevede la possibilità di 'organizzare manifestazioni culturali, sportive e promuovere spettacoli anche al fine di autofinanziarsi'. Da luglio 2013 Libera ad Ostia non ha fatto nulla di tutto questo, ma è stata dietro all'amministratore giudiziario del Faber Beach per 'coordinare' il lavoro non retribuito dei volontari di StandUp. Ora StandUp non c'è più, i volontari non ci sono più, ma Libera ha deciso comunque di rimanere. Ci aspettiamo, come previsto dallo Statuto di Libera, comma e), f) art.4), che venga fornita una dettagliata relazione di come fino ad oggi si sono salvaguardati dentro il Faber Beach "i posti di lavoro di quei dipendenti che si sono trovati vittime di una situazione in cui non era giusto che a pagare fossero le proprie famiglie, aiutando l’amministrazione giudiziaria nel risanamento dei debiti dell’azienda". E' Libera stessa che afferma che oggi il Faber Beach è un’azienda autonoma da un punto di vista economico. Cosa rimane allora a fare dentro l'azienda? Come concilia la sua attività con il proprio Statuto? Perché non rende pubbliche tutte le autorizzazioni di cui, dice, di essere in possesso? Non basta, come ha fatto Marco Genovese, referente del presidio 'Giancarlo Siani' di Libera ad Ostia, riappropriarsi dal 16 luglio della pagina facebook degli eventi del Faber Beach. Serve chiarezza, in piena trasparenza e legalità.
Augurando buona fortuna ai ragazzi di Stand Up, chiederemo a Don Ciotti stesso di intervenire, perché, per Statuto, un presidio non parla a nome di Libera ma ne propone solo le azioni nel territorio di competenza, essendone previsto lo scioglimento se l'attività svolta non risulta conforme allo Statuto stesso.

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