Una storia più alla “Johnny Stecchino” che alla “Schettino”. Il ‘comandante’ infatti non abbandona il Faber Beach, nonostante la nave stia affondando e molti mozzi stiano correndo sulle scialuppe di salvataggio. Il comandante è Mauro Messina, amministratore giudiziario nominato dal GIP, Massimo Di Lauro, del Tribunale Ordinario di Roma a seguito del sequestro cautelativo per reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale. Il sequestro dunque nulla ha a che vedere con i fatti di mafia che invece hanno riguardato il litorale romano. Spesso però la confusione, generata ad arte, è funzionale a scopi non trasparenti. Il primo a non fare chiarezza è stato proprio Mauro Messina, che il 12 Aprile u.s. in presenza di testimoni, in una delle serate organizzate dalla rete Stand-Up, ha dichiarato che gli attori che sono dietro al “progetto di riqualificazione e di legalizzazione del Faber Beach” (caso che lo stesso Messina ha definito “il primo e l’unico in Italia”), sono il Messina stesso, la Procura di Roma, nella persona del dr. Pignatone, e l’Avvocatura Capitolina”. Falso. Sia il capo dell’Avvocatura Capitolina, Avv. Rodolfo Murra, sia il Procuratore Distrettuale Antimafia di Roma, il Dott. Giuseppe Pignatone, negano non solo le affermazioni del Messina, ma anche di aver mai parlato con lui. Addirittura il Messina viene definito un “tipo dal quale prendere le distanze” e le sue affermazioni 'di pura fantasia'. Negli ultimi mesi la nave Faber Beach, condotta dal Messina, ha percorso rotte ben distanti dalla trasparenza: sono state molte le segnalazioni inviate da diversi cittadini e associazioni circa l’amministrazione giudiziaria del Faber Beach. Molte le ombre, dalle deleghe di gestione date ad associazioni di volontariato di giovani e giovanissimi senza alcuna esperienza, all’assenza di staff multidisciplinare, ad eventi notturni in assenza di tutte le autorizzazioni necessarie, ad attività di balneazione condotta contro molte disposizioni di legge inerenti la sicurezza dei bagnanti, alle modifiche delle strutture, al cambio di denominazione, ad accordi scritti dal Messina e mai ratificati, alle logiche poco chiare di gestione dei fornitori, alla selezione per l’assunzione del personale, a promesse inspiegabili a ragazzi in buona fede. L’ultimo episodio, avvenuto qualche giorno fa: secondo quanto riferiscono testimoni, sarebbe stato ordinato di buttare al largo un enorme blocco di cemento a basamento del palo bagnino riaffiorato dalla sabbia col mare mosso. Di tutto quanto sopra esiste prova documentale. Dunque, ad un anno esatto dall’operazione “Alba Nuova”, mentre i Cittadini contro la mafia e la Corruzione, in collaborazione con il Sindacato di Polizia SED e Luna Nuova, hanno raccontato presso lo stabilimento Il Venezia “60 anni di mafia ad Ostia”, nessun altro ha speso una sola parola sui fatti di mafia del Litorale romano. Anzi, nell’ultimo anno nel Municipio X abbiamo assistito al caos sul bando delle spiagge libere, all'affidamento diretto della spiaggia di Castelporziano, alla movimentazione occulta della sabbia del Canale dei Pescatori, lavori in somma urgenza su tutte le opere stradali, scelte non partecipate, appalti discutibili in ambito di cultura e sociale e poca trasparenza, nessuna alla ratifica del Protocollo antimafia solo a parole 'siglato'dal Municipio X con l'associazione 'daSud'. Se molti dei ragazzi delle associazioni di volontariato che appartengono alla rete di Stand-Up per la loro inesperienza e buona fede sono giustificati, decisamente meno lo è l’associazione antimafia Libera. Per statuto dovrebbe solo promuovere o favorire attività svolgendo un ruolo di 'servizio' rispetto ad altre associazioni. Invece partecipa ai bandi di gara per l’assegnazione delle spiagge e al Faber Beach, che non è coinvolto in fatti di mafia, fa il ‘sottoufficiale’ di Messina, nonostante l’art. 4 del loro statuto non contempli la gestione in amministrazione giudiziaria di una spiaggia non confiscata. Addirittura porta al Faber Beach Don Ciotti, fotografato mentre mangia il ‘ghiacciolo della legalità’. Il ghiacciolo si è squagliato e in mano è rimasto lo stecchino, perché questa storia in effetti ricorda un famoso film, “Johnny Stecchino” di Benigni: il problema ad Ostia è il traffico.
In fondo, l'unica iniziativa antimafia del Municipio è stata proprio la pedonalizzazione (fallita) del lungomare.
Paula de Jesus per Comitato Civico 2013
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